Azzardo e malavita in Piemonte: ripartiamo dai dati

All’indomani di “Minotauro”, la più grande operazione antimafia compiuta sul territorio piemontese (tutt’ora in corso), è possibile tracciare una prima essenziale cronologia dei movimenti delle mafie nel settore dei giochi d’azzardo.

Innanzitutto due premesse sui dati osservati: 1) nel gioco legale, i numeri sono viziati da un certo margine di evasione, 2) nel gioco illegale, essi risultano difficilmente reperibili, poiché solo parzialmente emergono dalle operazioni di sequestro – ragion per cui sovente si preferisce costruire delle stime. Si manifesta così l’assenza di un confine netto tra lecito e illecito, perché le mafie utilizzano sempre più circuiti legali per ottenere e reinvestire profitti illegali. Come scrive Sciarrone (Narcomafie n. 6/2011), il termine “infiltrazione” diventa obsoleto, in favore di una nuova categoria, “commistione”, ovvero mescolamento. Mafie e attori riconosciuti dallo Stato oggi operano in un regime di deliberato scambio, volto al perseguimento di reciproci vantaggi. Così avviene nel gioco d’azzardo, che rappresenta circa il 13,1% del fatturato criminale (fonte: Eurispes 2010).

Cronistoria: mafie e gioco d’azzardo in Piemonte

Fino al 1984 il controllo del gioco d’azzardo, attraverso bische clandestine e totonero, è monopolizzato dalla mafia siciliana, con la cosca dei Miano, operante da Milano. Dal 1984, con l’arresto del boss Epaminonda, tramonta l’era dei siciliani in favore dei calabresi, fino a quel momento dediti ad estorsioni e lavoro nero. 1993: nella zona di Domodossola l’operazione “Betulla” smaschera un giro di bische, traffico di droga e armi, di infiltrazioni nel mondo politico. 1994: primo sequestro di videopoker nella zona di Torino. Nel 1998, l’operazione Cartagine porta alla condanna in primo grado dei boss calabresi Ursini, Belfiore, De Pace e Saffiotti, che gestivano contrabbando, usura, gioco d’azzardo, traffico di stupefacenti, estorsioni ed omicidi. Nel 2009, l’operazione “Gioco Duro” rivela la presenza, sempre a Torino, di un monopolio per la gestione delle bische (Billard Top, Hermitage, Blu notte ed Euro 5) da parte delle famiglie Crea e Belfiore. Nel maggio 2011 i carabinieri scoprono un deposito per slot machines clonate sito in Rivoli, controllato dai Magnis. Di lì a poco, nel giugno 2011, l’operazione “Minotauro” chiude il cerchio delle bische gestite dalla criminalità organizzata fino al 2009 (Il Pivello Sportivo di Leinì, il Circolo Abba di Torino, dove si praticava il poker texano), mettendo a fuoco tre punti importanti:

1) lo scopo principale del controllo del gioco d’azzardo è stato, ed è attualmente, l’ottenimento di cospicue risorse per sostenere i familiari degli affiliati detenuti;

2) nella fase più recente, le mafie hanno abbandonato la gestione delle bische e del totonero, che provocava non pochi conflitti tra cosche in ordine alla ripartizione dei proventi, per rivolgersi al nuovo e fiorente mercato dell’installazione di newslot nei bar e nei circoli;

3) il controllo del mercato delle newslot viene attuato con una nuova forma di accordo: la spartizione del territorio fra cosche, che stipulano un “sodalizio criminale” in cui non sono ammessi concorrenti. Per ottenere le concessioni è dunque necessario chiedere l’autorizzazione della cosca di riferimento sul territorio.

Newslot, redditi e gioco: i dati

Ma quanto raccolgono in Piemonte le newslot?

Classifica provinciale della raccolta newslot 2010 in ordine decrescente per spesa pro capite

Provincia

Raccolta Newslot 2010

Spesa pro capite 2010

Verbania

102.740.812

639

Alessandria

253.623.840

599

Torino

1.266.998.326

578

Asti

121.444.487

572

Novara

197.901.007

564

Vercelli

98.880.764

558

Cuneo

259.214.777

458

Biella

72.418.342

385

Tot.

2.373.222.355

544 (media)

Dati in euro; fonte: Agicos

I dati “ufficiali” riportati in tabella, già di per sé impressionanti, sono probabilmente viziati per difetto, poiché un certo numero di apparecchi potrebbe essere stato manomesso o clonato, sottraendo al controllo dell’AAMS parte del flusso di denaro giocato.

Dall’interrogazione al sottosegretario MEF Bruno Cesario (24/6/2011), apprendiamo infatti che, in seguito alle ispezioni, svolte dalla Guardia di Finanza in tutta Italia, su 87.050 apparecchi con vincita in denaro e su 13.250 apparecchi senza vincita in denaro il 13% è risultato irregolare, ovvero circa 12.717 e sono state inoltre sequestrate più di 5.000 newslot, il 5%. A Torino risulta illegale il 10% delle newslot, mentre nelle province di Messina, Ragusa, Catania e Siracusa la percentuale sale al 40%.

Si tratta di un problema non solo di proliferazioni mafiose sul territorio, ma anche di accrescimento di ludopatie, indebitamenti, drammi familiari. In Piemonte, infatti, si gioca maggiormente al calare del reddito, come mostrano le seguenti tabelle:

Province

Reddito pro capite disponibile 2010

Biella

22.089,85

Cuneo

20.869,58

Vercelli

20.613,71

Alessandria

20.405,97

Torino

19.968,43

Asti

18.999,11

Verbania

18.266,53

Novara

18.125,52

Province

Spesa per giochi pro capite 2010

Verbania

1.159

Alessandria

1.030

Novara

933

Torino

926

Asti

891

Vercelli

870

Cuneo

725

Biella

648

Classifica delle province piemontesi per livello di reddito pro capite disponibile. Dati in euro.

(fonte: Unioncamere Piemonte)

 

Classifica delle province piemontesi per livello di spesa pro capite destinata ai giochi nel 2010. Dati in euro.

(rielaborazione dati Agicos)

 

Le tre province in cui il reddito è maggiore, nell’ordine Biella, Cuneo e Vercelli, sono le stesse in cui, nel medesimo ordine, si gioca meno. Viceversa, le tre province in cui si gioca maggiormente (Verbania, Alessandria, Novara) sono, in due casi su tre (Verbania e Novara), quelle in cui il reddito è relativamente inferiore.

A fine giugno Libera Piemonte ha presentato questi dati all’Osservatorio sull’usura, sollecitando le istituzioni nella discussione della proposta di legge al Parlamento italiano n. 76 del 6 dicembre 2010, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, concernente l’illiceità dell’installazione e dell’utilizzo dei sistemi di gioco d’azzardo elettronico nei locali pubblici (modifica all’articolo 110 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 TULPS).

Una proposta coraggiosa, che tocca consolidati interessi di mercato, e che va contro uno dei capitoli più importanti della politica fiscale degli ultimi anni, l’aumento dell’offerta dei giochi. Politica giustificata dal consistente gettito fiscale che ne deriva – gettito che non cresce all’aumento della raccolta, anzi diminuisce oltre una certa soglia – e dalla necessità di creare un’alternativa al gioco clandestino. Col risultato, però, che l’area dell’illecito non solo non si è ridotta ma anzi è aumentata, e soprattutto la scelta di ampliare il ventaglio dell’offerta e dei punti di raccolta ha modificato la tipologia del giocatore medio, considerato che segmenti di popolazione prima escluse – le più deboli: minori, donne, anziani -, oggi hanno libero accesso al gioco, come puntualizza Maurizio Fiasco dell’Associazione Antiusura.

Lavori in corso in Parlamento

Il 12 luglio il Comitato VI (Riciclaggio e misure patrimoniali di contrasto) della “Commissione di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre criminalità, anche straniere”, ha presentato, per voce del sen. Li Gotti, una relazione concernente gli intrecci tra gioco lecito, illecito e mafie. Partendo dal lavoro svolto nel 2007 dalla c.d. Commissione Grandi, e prendendo in considerazione le istanze di AAMS, Confindustria, Associazione antiusura, Guardia di Finanza, mette in evidenza alcuni elementi interessanti: 1) nelle varie regioni d’Italia, al nord come al sud, le mafie puntano a creare una sorta di monopolio nel settore dei giochi, utilizzando sempre più mezzi legali; 2) il volume del gioco illegale è pari, se non superiore, a quello del gioco legale, e nel 2011 si stima intorno ai 180 mld di euro, forte dell’esponenziale crescita dell’offerta on-line; 3) diventa urgente monitorare efficacemente la rete censendo gli apparecchi, favorendo i controlli incrociati tramite l’utilizzo degli archivi informatici di AAMS, GdF e Polizia di Stato, garantendo l’effettività di prelievi e sanzioni, monitorando la costanza del flusso di dati. In conclusione, recependo due recenti proposte legislative (ddl Li Gotti del 6/12/2010, ddl Lauro del 4/05/2011), il Comitato propone:

1)      la modifica dell’art. 88 TULPS, concernente la disciplina di concessioni e licenze in materia di giochi e scommesse, riconoscendo alle società estere la facoltà di ottenere l’autorizzazione ad operare sul territorio italiano previo rilascio della licenza di Polizia, controlli sulla persona degli amministratori e dei bilanci di esercizio;

1)      l’adozione di misure per la tutela dei minori e il contrasto delle ludopatie, sul divieto di pubblicità ingannevole, sul riciclaggio e sulla trasparenza dei flussi finanziari in materia di scommesse, l’inasprimento delle sanzioni per i contravventori, l’istituzione di un registro delle scommesse.

La speranza è che, oltre a considerare l’effetto fiscale, il Parlamento consideri la questione del gioco d’azzardo a 360°. Restiamo in attesa dei prossimi sviluppi, a livello nazionale e locale.