Stop alla pubblicità!

La pubblicità dei giochi e delle scommesse va vietata. Questo è quanto è stato sostenuto da Andrea Riccardi, Ministro per la Cooperazione e l’integrazione, intervenendo sul problema del gioco e della dipendenza.Il Ministro ha detto che: “ Il fenomeno del gioco d’azzardo sta assumendo in alcuni casi i contorni di una vera e propria dipendenza psicologica; in un momento di difficoltà economica, il miraggio di una ricchezza facile e immediata ha mandato in rovina molte persone. […] Particolarmente esposti ai rischi di dipendenza sono giovani, disoccupati, famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, anziani soli”. Da queste considerazioni arriva la proposta del Ministro Riccardi di trattare la pubblicità dei giochi a soldi con gli stessi criteri usati per quella sulle sigarette, in altre parole vietandola o, se non possibile, regolamentandola in modo ferreo.

In Italia l’anno scorso sono stati spesi 76 miliardi di euro in gratta e vinci, videopoker, slot machines, lotto e scommesse e attualmente le persone affette da gioco d’azzardo patologico sono 800 mila, il doppio dei 393 mila tossicodipendenti.

Il problema c’è, lo diciamo da tempo ed ora sembra che anche la politica stia iniziando ad accorgersene. Negli scorsi giorni, in commissione Affari sociale tutti partiti, tranne i radicali, hanno sostenuto che la pubblicità ai giochi e alle scommesse va vietata, in linea con quanto auspicato dal Ministro Riccardi.

I costi sociali, famiglie sul lastrico, usura, riciclaggio, accompagnamento dei soggetti affetti da ludopatie, iniziano a pesare sulle concessioni date dai Monopoli alle imprese del gioco.

All’audizione alla Camera le organizzazioni – Caritas, Libera, Gruppo Abele, Cnca, Associazione Papa Giovanni XXIII – hanno lanciato l’allarme e il legislatore sembrerebbe averlo sentito, ovviamente bisognerà vedere quanto queste dichiarazioni di volontà saranno poi trasformate in realtà.

Voce non sintonizzata con le altre sembra quelle del sottosegretario all’Economia, Polillo, che ha affermato: “Il proibizionismo è controproducente. Non pubblicizziamo le sigarette perché c’è una specifica direttiva europea che ce lo impedisce […]. Si potrebbe pure impostare una sorta di visione proibizionistica ma l’esperienza dimostra che ogni qual volta si è tentato di arrivare a forme estreme di proibizioni gli effetti sono stati controproducenti”.

Qua non si sta parlando di proibire il gioco, ma disincentivarlo, non renderlo così appetitoso e accattivante come avviene costantemente negli spot pubblicitari, che ci invitano a trasformare la nostra vita in un’eterna vacanza senza preoccupazioni o responsabilità, basta una semplice “grattatina”.

Sulla scia di queste proposte, che si spera siano rese realtà il prima possibile, si pone la Legge 13/2010 della Provincia autonoma di Bolzano in materia di giochi leciti. All’articolo 1 punto 3 si stabilisce: “È vietata qualsiasi attività pubblicitaria relativa all’apertura o all’esercizio di sale da giochi e di attrazione”.

E’ una disposizione, passata al vaglio della Corte Costituzionale (Sentenza n. 300 del 2011) che l’ha considerata legittima, che non è una rivoluzione, ma sembra essere un buon primo passo verso la limitazione della pubblicità, sempre più ingannevole, dei giochi.