Archivio mensile:luglio 2011

Azzardo e malavita in Piemonte: ripartiamo dai dati

All’indomani di “Minotauro”, la più grande operazione antimafia compiuta sul territorio piemontese (tutt’ora in corso), è possibile tracciare una prima essenziale cronologia dei movimenti delle mafie nel settore dei giochi d’azzardo.

Innanzitutto due premesse sui dati osservati: 1) nel gioco legale, i numeri sono viziati da un certo margine di evasione, 2) nel gioco illegale, essi risultano difficilmente reperibili, poiché solo parzialmente emergono dalle operazioni di sequestro – ragion per cui sovente si preferisce costruire delle stime. Si manifesta così l’assenza di un confine netto tra lecito e illecito, perché le mafie utilizzano sempre più circuiti legali per ottenere e reinvestire profitti illegali. Come scrive Sciarrone (Narcomafie n. 6/2011), il termine “infiltrazione” diventa obsoleto, in favore di una nuova categoria, “commistione”, ovvero mescolamento. Mafie e attori riconosciuti dallo Stato oggi operano in un regime di deliberato scambio, volto al perseguimento di reciproci vantaggi. Così avviene nel gioco d’azzardo, che rappresenta circa il 13,1% del fatturato criminale (fonte: Eurispes 2010).

Cronistoria: mafie e gioco d’azzardo in Piemonte

Fino al 1984 il controllo del gioco d’azzardo, attraverso bische clandestine e totonero, è monopolizzato dalla mafia siciliana, con la cosca dei Miano, operante da Milano. Dal 1984, con l’arresto del boss Epaminonda, tramonta l’era dei siciliani in favore dei calabresi, fino a quel momento dediti ad estorsioni e lavoro nero. 1993: nella zona di Domodossola l’operazione “Betulla” smaschera un giro di bische, traffico di droga e armi, di infiltrazioni nel mondo politico. 1994: primo sequestro di videopoker nella zona di Torino. Nel 1998, l’operazione Cartagine porta alla condanna in primo grado dei boss calabresi Ursini, Belfiore, De Pace e Saffiotti, che gestivano contrabbando, usura, gioco d’azzardo, traffico di stupefacenti, estorsioni ed omicidi. Nel 2009, l’operazione “Gioco Duro” rivela la presenza, sempre a Torino, di un monopolio per la gestione delle bische (Billard Top, Hermitage, Blu notte ed Euro 5) da parte delle famiglie Crea e Belfiore. Nel maggio 2011 i carabinieri scoprono un deposito per slot machines clonate sito in Rivoli, controllato dai Magnis. Di lì a poco, nel giugno 2011, l’operazione “Minotauro” chiude il cerchio delle bische gestite dalla criminalità organizzata fino al 2009 (Il Pivello Sportivo di Leinì, il Circolo Abba di Torino, dove si praticava il poker texano), mettendo a fuoco tre punti importanti:

1) lo scopo principale del controllo del gioco d’azzardo è stato, ed è attualmente, l’ottenimento di cospicue risorse per sostenere i familiari degli affiliati detenuti;

2) nella fase più recente, le mafie hanno abbandonato la gestione delle bische e del totonero, che provocava non pochi conflitti tra cosche in ordine alla ripartizione dei proventi, per rivolgersi al nuovo e fiorente mercato dell’installazione di newslot nei bar e nei circoli;

3) il controllo del mercato delle newslot viene attuato con una nuova forma di accordo: la spartizione del territorio fra cosche, che stipulano un “sodalizio criminale” in cui non sono ammessi concorrenti. Per ottenere le concessioni è dunque necessario chiedere l’autorizzazione della cosca di riferimento sul territorio.

Newslot, redditi e gioco: i dati

Ma quanto raccolgono in Piemonte le newslot?

Classifica provinciale della raccolta newslot 2010 in ordine decrescente per spesa pro capite

Provincia

Raccolta Newslot 2010

Spesa pro capite 2010

Verbania

102.740.812

639

Alessandria

253.623.840

599

Torino

1.266.998.326

578

Asti

121.444.487

572

Novara

197.901.007

564

Vercelli

98.880.764

558

Cuneo

259.214.777

458

Biella

72.418.342

385

Tot.

2.373.222.355

544 (media)

Dati in euro; fonte: Agicos

I dati “ufficiali” riportati in tabella, già di per sé impressionanti, sono probabilmente viziati per difetto, poiché un certo numero di apparecchi potrebbe essere stato manomesso o clonato, sottraendo al controllo dell’AAMS parte del flusso di denaro giocato.

Dall’interrogazione al sottosegretario MEF Bruno Cesario (24/6/2011), apprendiamo infatti che, in seguito alle ispezioni, svolte dalla Guardia di Finanza in tutta Italia, su 87.050 apparecchi con vincita in denaro e su 13.250 apparecchi senza vincita in denaro il 13% è risultato irregolare, ovvero circa 12.717 e sono state inoltre sequestrate più di 5.000 newslot, il 5%. A Torino risulta illegale il 10% delle newslot, mentre nelle province di Messina, Ragusa, Catania e Siracusa la percentuale sale al 40%.

Si tratta di un problema non solo di proliferazioni mafiose sul territorio, ma anche di accrescimento di ludopatie, indebitamenti, drammi familiari. In Piemonte, infatti, si gioca maggiormente al calare del reddito, come mostrano le seguenti tabelle:

Province

Reddito pro capite disponibile 2010

Biella

22.089,85

Cuneo

20.869,58

Vercelli

20.613,71

Alessandria

20.405,97

Torino

19.968,43

Asti

18.999,11

Verbania

18.266,53

Novara

18.125,52

Province

Spesa per giochi pro capite 2010

Verbania

1.159

Alessandria

1.030

Novara

933

Torino

926

Asti

891

Vercelli

870

Cuneo

725

Biella

648

Classifica delle province piemontesi per livello di reddito pro capite disponibile. Dati in euro.

(fonte: Unioncamere Piemonte)

 

Classifica delle province piemontesi per livello di spesa pro capite destinata ai giochi nel 2010. Dati in euro.

(rielaborazione dati Agicos)

 

Le tre province in cui il reddito è maggiore, nell’ordine Biella, Cuneo e Vercelli, sono le stesse in cui, nel medesimo ordine, si gioca meno. Viceversa, le tre province in cui si gioca maggiormente (Verbania, Alessandria, Novara) sono, in due casi su tre (Verbania e Novara), quelle in cui il reddito è relativamente inferiore.

A fine giugno Libera Piemonte ha presentato questi dati all’Osservatorio sull’usura, sollecitando le istituzioni nella discussione della proposta di legge al Parlamento italiano n. 76 del 6 dicembre 2010, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, concernente l’illiceità dell’installazione e dell’utilizzo dei sistemi di gioco d’azzardo elettronico nei locali pubblici (modifica all’articolo 110 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 TULPS).

Una proposta coraggiosa, che tocca consolidati interessi di mercato, e che va contro uno dei capitoli più importanti della politica fiscale degli ultimi anni, l’aumento dell’offerta dei giochi. Politica giustificata dal consistente gettito fiscale che ne deriva – gettito che non cresce all’aumento della raccolta, anzi diminuisce oltre una certa soglia – e dalla necessità di creare un’alternativa al gioco clandestino. Col risultato, però, che l’area dell’illecito non solo non si è ridotta ma anzi è aumentata, e soprattutto la scelta di ampliare il ventaglio dell’offerta e dei punti di raccolta ha modificato la tipologia del giocatore medio, considerato che segmenti di popolazione prima escluse – le più deboli: minori, donne, anziani -, oggi hanno libero accesso al gioco, come puntualizza Maurizio Fiasco dell’Associazione Antiusura.

Lavori in corso in Parlamento

Il 12 luglio il Comitato VI (Riciclaggio e misure patrimoniali di contrasto) della “Commissione di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre criminalità, anche straniere”, ha presentato, per voce del sen. Li Gotti, una relazione concernente gli intrecci tra gioco lecito, illecito e mafie. Partendo dal lavoro svolto nel 2007 dalla c.d. Commissione Grandi, e prendendo in considerazione le istanze di AAMS, Confindustria, Associazione antiusura, Guardia di Finanza, mette in evidenza alcuni elementi interessanti: 1) nelle varie regioni d’Italia, al nord come al sud, le mafie puntano a creare una sorta di monopolio nel settore dei giochi, utilizzando sempre più mezzi legali; 2) il volume del gioco illegale è pari, se non superiore, a quello del gioco legale, e nel 2011 si stima intorno ai 180 mld di euro, forte dell’esponenziale crescita dell’offerta on-line; 3) diventa urgente monitorare efficacemente la rete censendo gli apparecchi, favorendo i controlli incrociati tramite l’utilizzo degli archivi informatici di AAMS, GdF e Polizia di Stato, garantendo l’effettività di prelievi e sanzioni, monitorando la costanza del flusso di dati. In conclusione, recependo due recenti proposte legislative (ddl Li Gotti del 6/12/2010, ddl Lauro del 4/05/2011), il Comitato propone:

1)      la modifica dell’art. 88 TULPS, concernente la disciplina di concessioni e licenze in materia di giochi e scommesse, riconoscendo alle società estere la facoltà di ottenere l’autorizzazione ad operare sul territorio italiano previo rilascio della licenza di Polizia, controlli sulla persona degli amministratori e dei bilanci di esercizio;

1)      l’adozione di misure per la tutela dei minori e il contrasto delle ludopatie, sul divieto di pubblicità ingannevole, sul riciclaggio e sulla trasparenza dei flussi finanziari in materia di scommesse, l’inasprimento delle sanzioni per i contravventori, l’istituzione di un registro delle scommesse.

La speranza è che, oltre a considerare l’effetto fiscale, il Parlamento consideri la questione del gioco d’azzardo a 360°. Restiamo in attesa dei prossimi sviluppi, a livello nazionale e locale.

Il Gioco d'azzardo e l'analisi della DNA

 

L’Osservatorio di Libera Piemonte ha intervistato la Dott.ssa Diana De Martino, Procuratore Nazionale Antimafia, che si è occupata della sezione dedicata al gioco d’azzardo legale ed illegale nella relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia. In particolare le abbiamo chiesto di approfondire alcuni aspetti emersi dalla relazione.
1) Nella relazione della DNA avete dedicato un capitolo all’infiltrazione della criminalità nel gioco legale ed illegale, quanto è diffuso questo fenomeno? C’è omogeneità sul territorio italiano o ci sono zone dove è più accentuato?
L’infiltrazione della criminalità organizzata nel settore del gioco è una delle “materie di interesse” individuate dal Procuratore Nazionale Antimafia, a cui è delegato un magistrato della DNA. Già tale individuazione dimostra come il fenomeno sia diffuso e preoccupante. In effetti la penetrazione della criminalità in tale settore è sempre più evidente e va di pari passo con la diffusione del gioco legale. Se infatti con la finanziaria del 2003 venne introdotta una nuova e più permissiva disciplina, con la finalità di rendere competitivo il settore del gioco lecito e di sottrarre “risorse” al gioco illegale, è evidente che la maggiore diffusione del gioco tra la popolazione ha ulteriormente stimolato l’interesse della criminalità organizzata. Le zone dove maggiormente risulta diffuso il gioco illegale sono la Campania, la Toscana, l’Emilia, la Sicilia, la Puglia. Peraltro deve essere tenuto presente che con la diffusione del gioco clandestino on line non ha ormai grande significato ancorare il fenomeno a realtà territoriali.

 

2) Con che modalità le organizzazioni criminali si infiltrano e in che tipologie di giochi?
La criminalità mafiosa, senza abbandonare le sue tradizionali forme di intervento quali la gestione di bische clandestine, l’organizzazione del toto nero o del lotto clandestino, si è ormai concentrata nei settori più diffusi del gioco, e dunque soprattutto nella gestione e nell’alterazione delle c.d. macchinette, ovvero le diffusissime new-slot e le video-lottery terminal. Come accertato nei procedimenti trattati dalle varie DDA, gruppi criminali di stampo mafioso si sono mossi innanzitutto utilizzando gli strumenti per loro tradizionali, e dunque costringendo gli esercenti – con la forza dell’intimidazione – a noleggiare gli apparecchi dalle ditte vicine al clan. Inoltre hanno anche fatto ricorso, per aumentare gli introiti, alla gestione di apparecchi irregolari, cioè modificati in modo da abbattere – nelle comunicazioni finalizzate al pagamento delle imposte – l’entità delle giocate o addirittura all’installazione di una rete di apparecchi del tutto clandestina, esente dunque da ogni prelievo fiscale.  Sovente gli apparecchi sono anche modificati nelle procedure di gioco, così da rendere quasi impossibile la vincita. Estremamente agevole è poi l’inserimento della criminalità organizzata nell’ambito delle scommesse clandestine per via telematica, attraverso gli internet point. Ed infatti tale forma di scommessa viene esercitata attraverso bookmakers stranieri (privi di ogni autorizzazione da parte di AAMS) con ulteriori difficoltà nello svolgimento dei controlli.

 

3) Qual è il ruolo dei bookmakers stranieri?
L’Amministrazione dei Monopoli rilascia concessione per la raccolta a distanza (on line) delle scommesse a quota fissa su eventi sportivi. Il concessionario autorizzato è responsabile del corretto esercizio del gioco, ed è tenuto a controllare la correttezza dell’attività esercitata nei punti di commercializzazione, provvedendo immediatamente alla risoluzione del contratto in caso di anomalie. Su di lui gravano poi le imposizioni fiscali commisurate al volume della raccolta di scommesse. In realtà sono sempre più diffusi sul territorio punti di scommesse telematiche che figurano come internet point ma che in realtà sono agenzie dedite alla raccolta di scommesse gestite da bookmakers stranieri, privi di ogni autorizzazione da parte di AAMS e di fatto esenti da ogni forma di prelievo fiscale. L’indagine della DDA di Lecce (di cui si è dato conto nella relazione annuale) ha messo in evidenza come molte di tali agenzie siano poi gestite dalla criminalità organizzata.

 

4) Lo scopo principale delle organizzazioni è quello di riciclare il denaro sporco o è principalmente quello di gestire il mercato del gioco?
Fermo restando che il settore del gioco rappresenta uno dei canali di riciclaggio di cui la criminalità continua ad avvalersi, deve essere precisato che i guadagni che il “gioco illecito” assicura sono talmente elevati da garantire introiti ingentissimi e, oltretutto, a basso rischio. Ed infatti a fronte di rilevantissimi introiti economici le sanzioni penali per le varie ipotesi di reato configurabili, e dunque i rischi giudiziari, risultano piuttosto contenute. Il mercato del gioco illegale è dunque divenuto una delle voci più importanti per la criminalità organizzata.

 

5) Tra le diverse organizzazioni criminali, qual è quella maggiormente dedita a questo tipo di affari?

Sicuramente l’organizzazione criminale più attiva nel gioco clandestino è la camorra.

 

Articolo redatto nell’ambito del lavoro dell’Osservatorio regionale di Libera Piemonte, per il progetto realizzato in collaborazione con l’Osservatorio Regionale sul Fenomeno dell’Usura.