Matteo Iori è presidente del CONAGGA di Reggio Emilia, e da anni si occupa del fenomeno del gioco d’azzardo. L’avevamo già citato in un articolo dell’Osservatorio, e poi contattato per saperne di più. L’abbiamo visto anche tra gli ospiti della conferenza stampa che ha lanciato Azzardopoli, il dossier di Libera. Dopo aver letto con molto interesse il suo ultimo lavoro (Ma a che gioco giochiamo?), che raccoglie, anche su dvd, un approfondito lavoro di studio e diverse testimonianze di esperti, riportiamo alcune domande salienti:
1) Ci può riassumere l’evoluzione della diffusione del gioco d’azzardo nella percezione degli italiani e in comparazione con il dettame legislativo e giuridico, che inizialmente ne stabiliva il divieto, poiché trattavasi di attività pericolosa per la salute e la sicurezza pubblica?
Purtroppo l’evoluzione della diffusione non è avvenuta solo nella percezione degli italiani ma proprio nella concreta proliferazione delle offerte di gioco e questa è dovuta essenzialmente a tre motivi:
– un contesto sociale particolarmente favorevole, in quanto gravato da una crisi economica che ha paradossalmente stimolato molti italiani a cercare nella fortuna la possibile uscita dalle difficoltà;
– l’esplicita scelta dei governi, che si sono succeduti dagli anni ‘90 ad oggi, di promuovere la nascita di giochi d’azzardo sempre nuovi e più invasivi, nella speranza di poter trovare in questi la soluzione alle carenti risorse dello Stato;
– l’ingresso di multinazionali molto ricche nel campo del gioco d’azzardo e la conseguente esplosione di pubblicità e inviti al gioco costruiti su target specifici e sulla promozione di una falsa realtà: quella che sia facile vincere e che occorra solo giocare per diventare finalmente ricchi.
Paradossalmente gli articoli 718 e seguenti del codice penale dicono con chiarezza che in Italia il gioco d’azzardo è vietato; salvo deroghe esplicite del Governo. Negli intenti del legislatore il gioco d’azzardo andava vietato in quanto fortemente minacciante di tutto ciò che è socializzante, propensivo per il risparmio, adeguato alle politiche famigliari. Per questi motivi in Italia, fino ai primi anni ’90, esistevano solo pochissime proposte di gioco (Lotto, Totip e Totocalcio oltre ai Casinò autorizzati). Successivamente i Governi promossero continue “deroghe” che aumentarono in modo esponenziale la nascita di nuovi giochi che videro poi nell’ultimo governo Berlusconi una vera esplosione; ciò che veniva individuato come un rischio per la coesione sociale e per la sicurezza pubblica venne messo in secondo piano e non solo si promossero nuove occasioni di azzardo che fecero crescere il fatturato dai 14 miliardi di euro del 2004 ai 76 del 2011, ma non fu individuata nessuna forma di tutela e di sostegno per i giocatori d’azzardo problematici e per i loro famigliari.
2) Esiste una lobby trasversale che protegge gli interessi del gioco d’azzardo? Possiamo fare dei nomi?
Marco De Medici, collaboratore del Deputato Bontempo, disse che esiste una potente lobby sul gioco d’azzardo e che “è trasversale”. In effetti se ragioniamo sul fatto che le industrie del gioco d’azzardo rappresentano la terza industria del paese, con 76 miliardi di euro annui [2011], ci rendiamo conto quale possa essere il loro potere di influenza sulla politica. Ci sono state diverse situazioni che a mio avviso sollevano dubbi importanti sul conflitto di interessi fra gioco e politica. Il fatto che Laboccetta, deputato del Pdl che sedeva nella Commissione Bilancio, pochi anni fa fosse il rappresentante legale in Italia della più grande multinazionale operante nel settore delle slot machine del nostro paese (ex Altantis ora Bplus). Il fatto che importanti aziende con collegamenti diretti con la politica (come la Mondadori della famiglia Berlusconi) abbiano quote importanti in aziende che operano nell’azzardo. Il fatto che molti partiti di centro fossero finanziati direttamente dalle multinazionali del gioco per le campagne elettorali (ad esempio 150 mila euro dati all’UDC o altri 30 mila euro dati alla Margherita dalla SNAI). Il fatto che persone importanti, all’epoca eletti nel centro sinistra, abbiano avuto ingaggi diretti da aziende legate all’azzardo; interessante il caso di Tolotti, Onorevole dell’Ulivo, che come presidente della Commissione Bilancio fece passare un emendamento sulle slot machine che rese felici molti gestori di gioco e che divenne successivamente direttore del centro studi di Automat, legato a SAPAR che è il sindacato di coloro che gestiscono e noleggiano slot machine.
3) È “azzardato” ipotizzare un doppio vantaggio ed una doppia responsabilità di mafie e lobby (interne alle istituzioni) nello sfruttamento del gioco, a scapito della salute e delle tasche degli italiani, con il pretesto di ricercare risorse finanziarie e di sottrarre spazio all’illegale?
Lo Stato, tramite i Monopoli di Stato (AAMS), da alcuni anni sostiene che occorre liberalizzare i giochi d’azzardo per far sì che questo tolga mercato ai giochi illegali gestiti dalla malavita. Purtroppo i risultati delle indagini effettuate dalla Procure ci dicono quanto già ci dicevano alcuni studi stranieri: che aumentare il gioco d’azzardo legale non fa diminuire il gioco d’azzardo illegale, bensì trasmette un messaggio di educazione e propensione al gioco d’azzardo nella popolazione che fa crescere di conseguenza anche il gioco illegale. Credo che gli interessi e le responsabilità fra lobby e mafie siano ben diversi. In qualche modo entrambi fanno “il loro lavoro”: le mafie cercano di sfruttare l’azzardo per frodare lo Stato e la popolazione, ripulire il denaro sporco, moltiplicare le entrate, diffondere l’usura, cercare attività commerciali legali su cui investire le entrate illegali; mentre le lobby hanno l’obiettivo di potenziare le entrate da gioco, ridurre le tasse pagate, ma non hanno alcun vantaggio dalla criminalità organizzata che anzi solleva problemi che vanno a scapito della loro stessa attività. Sicuramente entrambi si reggono grazie alla spesa dei cittadini italiani e sicuramente l’unico che vince sempre, in tutti i giochi, è il banco: cioè chi gestisce il gioco. Quindi un punto di ricaduta comune fra lobby e mafie è quello di proliferare a scapito delle tasche e della salute degli italiani.
4) Quali sono le prospettive per l’immediato futuro, in relazione anche alla crisi economica?
Purtroppo i dati ci dicono che il gioco continuerà a crescere anche spinto dalla crisi economica, e riuscirà a raggiungere ulteriori fasce di popolazione che per ora si dedicavano meno al gioco. Basti pensare a due nuovi giochi promossi dal governo Berlusconi: il gioco on line che sta invogliando sempre più giovani e che troverà nuovi sbocchi grazie ai cellulari e alle nuove tecnologie, e la “lotteria sul consumo” che invece vedrà ingaggiate le “massaie”, che andando a fare la spesa avranno la possibilità di non ritirare il resto della spesa e di giocarselo alla cassa del supermercato.
5) Che attività conducete attraverso il CONAGGA di Reggio Emilia?
Il CONAGGA è un Coordinamento Nazionale di Gruppi per Giocatori d’Azzardo che raccoglie enti presenti in tutt’Italia, fra i quali vi è anche l’Associazione “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII” di Reggio Emilia. La nostra Associazione, così come tante altre aderenti al CONAGGA, gestisce gruppi per giocatori d’azzardo (5 gruppi ogni settimana per circa 60 persone), alcuni interventi residenziali su invio dei Sert (servizi per le dipendenze delle Ausl), interventi di formazione rivolti al pubblico (dai Sert agli Enti Locali), formazioni rivolte al privato (come gli enti che gestiscono strutture di accoglienza), interventi di informazione pubblica (con dibattiti pubblici volti a far conoscere meglio il fenomeno del gioco d’azzardo), attività legate alla prevenzione con momenti formativi pensati per i più giovani.
6) Quali sono le correzioni legislative fondamentali da apportare in questo momento?
Le correzioni potrebbero essere molte, ma mi accontenterei di due o tre leggi nazionali. La principale è legata all’inserimento nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) della patologia del gioco d’azzardo; che permetterebbe ai giocatori patologici di avere una cura gratuita e la possibilità di trattamenti ambulatoriali e residenziali per l’uscita da questa gravosa dipendenza. Vorrei una legge che individuasse dei fondi per attività di prevenzione, di ricerca e di trattamento sul gioco d’azzardo; come avviene in molti paesi stranieri questa potrebbe essere legata ad una piccola percentuale sul fatturato complessivo dei giochi, mentre oggi non vi è nessun investimento in questo campo. Infine sarebbe adeguato fare una legge che governi diversamente la pubblicità sui giochi d’azzardo; che tuteli le fasce più deboli della popolazione rispetto all’inganno della “vincita facile”, che non sia continuamente promossa con messaggi pensati per convincere anche i giovanissimi, che non occupi tutti i mass media senza mai mettere in evidenza in modo chiaro che il gioco d’azzardo spesso crea dipendenza e che chi vince sempre è il banco.