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Proposte, non azzardo

slot

Dal mese di aprile Libera ha cercato di coinvolgere tutte le realtà che a vario titolo si occupano di gioco d’azzardo. Alcune di queste hanno risposto positivamente e da allora ci sono state diverse riunioni per capire come poter rendere efficace e sinergica la nostra azione sul territorio in materia. La Caritas Diocesana, il Ceapi, il CNCA, il Coordinamento degli operatori delle asl, i Giocatori anonimi, la Fondazione antiusura CRT – La Scialuppa Onlus, il Forum del volontariato, il Gruppo Abele e Taxi 1729.

Diversi approcci per un solo male: il gioco d’azzardo che diventa patologia ed erode la vita di molti, alcuni dei quali finiscono anche nelle mani della criminalità organizzata.

Nei confronti avuti in questi mesi, sono emerse diverse priorità e proposte che come tavolo possono essere portate avanti e nelle prossime settimane il tavolo porterà una proposta alla Regione Piemonte.

Intanto, una grande attenzione è rivolta anche a quello che avviene su scala nazionale. Dal decreto Balduzzi, purtroppo stroncato su molti aspetti, alla campagna Mettiamoci in gioco, che proprio la prossima settimana avrà un momento pubblico in Parlamento, durante la quale far emergere le richieste del mondo del sociale, per arginare la piaga del gioco d’azzardo.

Molte novità in arrivo dunque, sia in Piemonte sia a livello nazionale: state sintonizzati!

Il gioco d'azzardo in Italia, tra divieti, mafie e lobby: intervista a Matteo Iori


Matteo Iori è presidente del CONAGGA di Reggio Emilia, e da anni si occupa del fenomeno del gioco d’azzardo. L’avevamo già citato in un articolo dell’Osservatorio, e poi contattato per saperne di più. L’abbiamo visto anche tra gli ospiti della conferenza stampa che ha lanciato Azzardopoli, il dossier di Libera. Dopo aver letto con molto interesse il suo ultimo lavoro (Ma a che gioco giochiamo?), che raccoglie, anche su dvd, un approfondito lavoro di studio e diverse testimonianze di esperti, riportiamo alcune domande salienti:

1)      Ci può riassumere l’evoluzione della diffusione del gioco d’azzardo nella percezione degli italiani e in comparazione con il dettame legislativo e giuridico, che inizialmente ne stabiliva il divieto, poiché trattavasi di attività pericolosa per la salute e la sicurezza pubblica?

Purtroppo l’evoluzione della diffusione non è avvenuta solo nella percezione degli italiani ma proprio nella concreta proliferazione delle offerte di gioco e questa è dovuta essenzialmente a tre motivi:

– un contesto sociale particolarmente favorevole, in quanto gravato da una crisi economica che ha paradossalmente stimolato molti italiani a cercare nella fortuna la possibile uscita dalle difficoltà;

– l’esplicita scelta dei governi, che si sono succeduti dagli anni ‘90 ad oggi, di promuovere la nascita di giochi d’azzardo sempre nuovi e più invasivi, nella speranza di poter trovare in questi la soluzione alle carenti risorse dello Stato;

– l’ingresso di multinazionali molto ricche nel campo del gioco d’azzardo e la conseguente esplosione di pubblicità e inviti al gioco costruiti su target specifici e sulla promozione di una falsa realtà: quella che sia facile vincere e che occorra solo giocare per diventare finalmente ricchi.

Paradossalmente gli articoli 718 e seguenti del codice penale dicono con chiarezza che in Italia il gioco d’azzardo è vietato; salvo deroghe esplicite del Governo. Negli intenti del legislatore il gioco d’azzardo andava vietato in quanto fortemente minacciante di tutto ciò che è socializzante, propensivo per il risparmio, adeguato alle politiche famigliari. Per questi motivi in Italia, fino ai primi anni ’90, esistevano solo pochissime proposte di gioco (Lotto, Totip e Totocalcio oltre ai Casinò autorizzati). Successivamente i Governi promossero continue “deroghe”  che aumentarono in modo esponenziale la nascita di nuovi giochi che videro poi nell’ultimo governo Berlusconi una vera esplosione; ciò che veniva individuato come un rischio per la coesione sociale e per la sicurezza pubblica venne messo in secondo piano e non solo si promossero nuove occasioni di azzardo che fecero crescere il fatturato dai 14 miliardi di euro del 2004 ai 76 del 2011, ma non fu individuata nessuna forma di tutela e di sostegno per i giocatori d’azzardo problematici e per i loro famigliari.

2)      Esiste una lobby trasversale che protegge gli interessi del gioco d’azzardo? Possiamo fare dei nomi?

Marco De Medici, collaboratore del Deputato Bontempo, disse che esiste una potente lobby sul gioco d’azzardo e che “è trasversale”. In effetti se ragioniamo sul fatto che le industrie del gioco d’azzardo rappresentano la terza industria del paese, con 76 miliardi di euro annui [2011], ci rendiamo conto quale possa essere il loro potere di influenza sulla politica. Ci sono state diverse situazioni che a mio avviso sollevano dubbi importanti sul conflitto di interessi fra gioco e politica. Il fatto che Laboccetta, deputato del Pdl che sedeva nella Commissione Bilancio, pochi anni fa fosse il rappresentante legale in Italia della più grande multinazionale operante nel settore delle slot machine del nostro paese (ex Altantis ora Bplus). Il fatto che importanti aziende con collegamenti diretti con la politica (come la Mondadori della famiglia Berlusconi) abbiano quote importanti in aziende che operano nell’azzardo. Il fatto che molti partiti di centro fossero finanziati direttamente dalle multinazionali del gioco per le campagne elettorali (ad esempio 150 mila euro dati all’UDC o altri 30 mila euro dati alla Margherita dalla SNAI). Il fatto che persone importanti, all’epoca eletti nel centro sinistra, abbiano avuto ingaggi diretti da aziende legate all’azzardo; interessante il caso di Tolotti, Onorevole dell’Ulivo, che come presidente della Commissione Bilancio fece passare un emendamento sulle slot machine che rese felici molti gestori di gioco e che divenne successivamente direttore del centro studi di Automat, legato a SAPAR che è il sindacato di coloro che gestiscono e noleggiano slot machine.

3)      È “azzardato” ipotizzare un doppio vantaggio ed una doppia responsabilità di mafie e lobby (interne alle istituzioni) nello sfruttamento del gioco, a scapito della salute e delle tasche degli italiani, con il pretesto di ricercare risorse finanziarie e di sottrarre spazio all’illegale?

Lo Stato, tramite i Monopoli di Stato (AAMS), da alcuni anni sostiene che occorre liberalizzare i giochi d’azzardo per far sì che questo tolga mercato ai giochi illegali gestiti dalla malavita. Purtroppo i risultati delle indagini effettuate dalla Procure ci dicono quanto già ci dicevano alcuni studi stranieri: che aumentare il gioco d’azzardo legale non fa diminuire il gioco d’azzardo illegale, bensì trasmette un messaggio di educazione e propensione al gioco d’azzardo nella popolazione che fa crescere di conseguenza anche il gioco illegale. Credo che gli interessi e le responsabilità fra lobby e mafie siano ben diversi. In qualche modo entrambi fanno “il loro lavoro”: le mafie cercano di sfruttare l’azzardo per frodare lo Stato e la popolazione, ripulire il denaro sporco, moltiplicare le entrate, diffondere l’usura, cercare attività commerciali legali su cui investire le entrate illegali; mentre le lobby hanno l’obiettivo di potenziare le entrate da gioco, ridurre le tasse pagate, ma non hanno alcun vantaggio dalla criminalità organizzata che anzi solleva problemi che vanno a scapito della loro stessa attività. Sicuramente entrambi si reggono grazie alla spesa dei cittadini italiani e sicuramente l’unico che vince sempre, in tutti i giochi, è il banco: cioè chi gestisce il gioco. Quindi un punto di ricaduta comune fra lobby e mafie è quello di proliferare a scapito delle tasche e della salute degli italiani.

4)      Quali sono le prospettive per l’immediato futuro, in relazione anche alla crisi economica?

Purtroppo i dati ci dicono che il gioco continuerà a crescere anche spinto dalla crisi economica,  e riuscirà a raggiungere ulteriori fasce di popolazione che per ora si dedicavano meno al gioco. Basti pensare a due nuovi giochi promossi dal governo Berlusconi: il gioco on line che sta invogliando sempre più giovani e che troverà nuovi sbocchi grazie ai cellulari e alle nuove tecnologie, e la “lotteria sul consumo” che invece vedrà ingaggiate le “massaie”, che andando a fare la spesa avranno la possibilità di non ritirare il resto della spesa e di giocarselo alla cassa del supermercato.

5)      Che attività conducete attraverso il CONAGGA di Reggio Emilia?

Il CONAGGA è un Coordinamento Nazionale di Gruppi per Giocatori d’Azzardo che raccoglie enti presenti in tutt’Italia, fra i quali vi è anche l’Associazione “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII” di Reggio Emilia. La nostra Associazione, così come tante altre aderenti al CONAGGA, gestisce gruppi per giocatori d’azzardo (5 gruppi ogni settimana per circa 60 persone), alcuni interventi residenziali su invio dei Sert (servizi per le dipendenze delle Ausl), interventi di formazione rivolti al pubblico (dai Sert agli Enti Locali), formazioni rivolte al privato (come gli enti che gestiscono strutture di accoglienza), interventi di informazione pubblica (con dibattiti pubblici volti a far conoscere meglio il fenomeno del gioco d’azzardo), attività legate alla prevenzione con momenti formativi pensati per i più giovani.

6)      Quali sono le correzioni legislative fondamentali da apportare in questo momento?

Le correzioni potrebbero essere molte, ma mi accontenterei di due o tre  leggi nazionali. La principale è legata all’inserimento nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) della patologia del gioco d’azzardo; che permetterebbe ai giocatori patologici di avere una cura gratuita e la possibilità di trattamenti ambulatoriali e residenziali per l’uscita da questa gravosa dipendenza. Vorrei una legge che individuasse dei fondi per attività di prevenzione, di ricerca e di trattamento sul gioco d’azzardo; come avviene in molti paesi stranieri questa potrebbe essere legata ad una piccola percentuale sul fatturato complessivo dei giochi, mentre oggi non vi è nessun investimento in questo campo. Infine sarebbe adeguato fare una legge che governi diversamente la pubblicità sui giochi d’azzardo; che tuteli le fasce più deboli della popolazione rispetto all’inganno della “vincita facile”, che non sia continuamente promossa con messaggi pensati per convincere anche i giovanissimi, che non occupi tutti i mass media senza mai mettere in evidenza in modo chiaro che il gioco d’azzardo spesso crea dipendenza e che chi vince sempre è il banco.

 

 

La campagna "Giovani e Gioco" va sospesa!

da www.gruppoabele.org

Il CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo), il CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), il Gruppo Abele, Libera e Alea-Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio condividono pienamente la richiesta avanzata dalla senatrice Baio ed altri parlamentari con la quale si chiede al presidente del Consiglio Monti di intervenire per la sospensione della campagna dei Monopoli di Stato “Giovani e Gioco”. “Da parecchi mesi”, dichiarano Matteo Iori, presidente del CONAGGA, don Armando Zappolini, presidente del CNCA, don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera, e Graziano Bellio, presidente di Alea, “sottolineiamo la gravità di alcuni dei messaggi contenuti nel dvd presentato dall’AAMS ai giovani studenti italiani. Riteniamo inammissibile che un progetto che coinvolge 70.000 studenti e che, secondo le dichiarazioni del direttore dei Monopoli, si vuole estendere alle fasce dei minori più piccoli, contenga frasi come: ‘Evolve chi si prende una giusta dose di rischio, mentre è punito chi non rischia mai o chi rischia troppo!’, o ‘Ci si attacca alla rete, al cellulare, alle slot machine o ai videopoker parcheggiati nei bar per dare risposta al primordiale bisogno di vincita che l’essere umano ha in sé’, o dove viene promosso l’aspetto meno educativo e socializzante dei giochi online dichiarando che grazie a questi: ‘Non c’è bisogno di cercare compagni di gioco come si faceva da bambini, perché questo gioco è spesso solitario e decontestualizzato’.”

“Riteniamo”, continuano i presidenti delle cinque organizzazioni sopra citate, “che il progetto portato nelle scuole contenga troppi stimoli al gioco d’azzardo e che finisca per sostenere l’idea che i ragazzini debbano giocare d’azzardo almeno un po’, come si può cogliere con più chiarezza dagli esiti proposti nel test interattivo contenuto nel dvd. I risultati del test si permettono di dire, a un giovane che dichiara di non apprezzare il rischio e il gioco d’azzardo: ‘Ti manca solo una frusta tra le mani… lo spirito del bacchettone aleggia sulla tua testa! Per te non esistono colori, tutto è bianco o tutto è nero. Il gioco è rischio ed a te i rischi non piacciono, meglio aggirare gli ostacoli. Così facendo, però, perdi tutte le sfumature della vita. Integerrimo… o semplicemente rigido come un ghiacciolo appena tolto dal freezer? Urge ammorbidente’. Mentre il profilo ritenuto migliore dal test è quello di chi dichiara di giocare d’azzardo almeno un po’: ‘Tutto sommato hai una buona idea di cosa sia il gioco. Non sei un fanatico, ma non ti fai mancare una partitella ogni tanto… giusto per tenerti in allenamento. Il tuo motto? Poco non fa male nemmeno il veleno! Bilancia in equilibrio’.”

“Le parti critiche di questo progetto”, concludono Iori, don Zappolini, don Ciotti e Bellio, “sono state più volte denunciate, sono molteplici e sono presentate in modo più esteso nel video visionabile sulla home page del sito www.libera-mente.org. Sappiamo con certezza che, come sostenuto da tutte le ricerche fatte in Italia, centinaia di migliaia di minorenni del nostro paese giocano d’azzardo nonostante questo sia vietato per legge; sappiamo anche che decine di migliaia di giovani studenti hanno un problema di patologia legato al gioco d’azzardo.

Riteniamo che un’amministrazione pubblica come i Monopoli di Stato non possa promuovere un progetto sul gioco d’azzardo con così tante lacune e, concordando con la proposta presentata dai senatori al presidente Monti, auspichiamo che questo venga sospeso al più presto in attesa di un nuovo progetto che, sviluppato in un contesto privo di conflitti di interesse, possa davvero promuovere una riflessione su tutti i rischi legati al gioco d’azzardo.”

Azzardopoli – il dossier di Libera sul gioco d'azzardo

da www.libera.it 

Presentazione del dossier Azzardopoli – Quando il gioco si fa duro, le mafie iniziano a giocare, curato da Daniele Poto.

BENVENUTI AD AZZARDOPOLI

LE MAFIE FANNO BINGO: 


UNDICESIMO CONCESSIONARIO OCCULTO DEL MONOPOLIO
10 MILIARDI IL GIRO D’AFFARI ILLEGALE, 
41 CLAN SEDUTI AL TAVOLO VERDE
10 PROCURE DIREZIONI DISTRETTUALI ANTIMAFIA  CHE HANNO FATTO INDAGINI

ALLARME MALATI DI GIOCO: 
800 MILA PERSONE DIPENDENTI DA GIOCO D’AZZARDO E 2 MILIONI A RISCHIO

Scarica il Dossier Azzardopoli 2012 (Copertina e note bibliografiche)

Un paese dove si spendono circa 1260 euro procapite,neonati compresi, per tentare la fortuna che possa cambiare la vita tra videopoker, slot-machine, gratta e vinci, sale bingo. E dove si stimano 800mila persone dipendenti da gioco d’azzardo equasi due milioni di giocatori a rischio.Un fatturato legale stimato in 76,1 miliardi di euro, a cui si devono aggiungere, mantenendoci prudenti, i dieci miliardi di quello illegale. E’ “la terza impresa”italiana, l’unica con un bilancio sempre in attivo e che non risente della crisi che colpisce il nostro paese. Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie ha presentato il dossier Azzardopoli,il paese del gioco d’azzardo, dove quando il gioco si fa duro, le mafie iniziano a giocare che fotografa con storie e numeri una vera calamità economica, sociale e criminale, curato da Daniele Poto e che prossimamente diventerà una pubblicazione. Sono ben 41 clan che gestiscono “i giochi delle mafie” e fanno saltare il banco. Da Chivasso a Caltanissetta, passando per la via Emilia e la Capitale. Con i soliti noti seduti al “tavolo verde” dai Casalesi di Bidognetti ai Mallardo, da Santapaola ai Condello, dai Mancuso ai Cava, dai Lo Piccolo agli Schiavone. Le mafie sui giochi non vanno mai in tilt e di fatto si accreditano ad essere l’undicesimo concessionario “occulto” del Monopolio. Sono ben dieci le Procure della Repubblica direzioni distrettuali antimafia che nell’ultimo anno hanno effettuati indagini: Bologna, Caltanissetta, Catania, Firenze, Lecce, Napoli, Palermo, Potenza, Reggio Calabria, Roma. Sono invece 22 le città dove nel 2010 sono stati effettuate indagini e operazioni delle Forze di Polizia in materia di gioco d’azzardo con arresti e sequestri direttamente riferibili alla criminalità organizzata.

Ad Azzardopoli i clan fanno il loro gioco. Sono tante, svariate e di vera fantasia criminale i modi e le tipologie fare bingo. Infiltrazioni delle società di gestione di punti scommesse, di Sale Bingo,che si prestano in modo “legale” ad essere le “lavanderie” per riciclaggio di soldi sporchi. Imposizione di noleggio di apparecchi di videogiochi, gestione di bische clandestine, toto nero e clandestino. Il grande mondo del calcio scommesse, un mercato che da solo vale oltre 2,5 miliardi di euro. La grande giostra intorno alle scommesse delle corse clandestine dei cavalli e del mondo dell’ippica. Sale giochi utilizzate per adescare le persone in difficoltà, bisognose di soldi, che diventano vittime dell’usura. Il racket delle slotmachine. E non ultimo quello dell’acquisto da parte dei clan dei biglietti vincenti di Lotto, Superenalotto, Gratta e vinci. I clan sono pronto infatti a comprare da normali giocatori i biglietti vincenti, pagando un sovrapprezzo che va dal cinque al dieci per cento: una una maniera “pulita” per riciclare il denaro sporco. Esibendo alle forze di polizia i tagliandi vincenti di giochi e lotterie possono infatti giustificare l´acquisto di beni e attività commerciali. Eludendo così i sequestri.

Numeri, storie, analisi del dossier di Libera non svelano la soluzione di un giallo perché, semmai, il colore che prende l’impresa è il nero. Per i risvolti in chiaroscuro, per le numerose zone d’ombra di un sistema complessivo, quello dei giochi d’azzardo, che, curiosamente, ma non troppo, in un paese in crisi come l’Italia, funziona e tira. E’ un settore che, cifre alla mano, offre lavoro a 120.000 addetti e muove gli affari di 5.000 aziende, grandi e piccole. E mobilita il 4% del Pil nazionale. E con 76,1 miliardi di euro di fatturato legale l’Italia con questa cifra occupa il primo posto in Europa e terzo posto tra i paesi che giocano di più al mondo. Per rendere lidea- commenta Libera- 76,1 miliardi, sono il portato di quattro Finanziarie normaliuna cifra due volte superiore a quanto le famiglie spendono per la salute e, addirittura, otto volte di più di quanto viene riversato sull’istruzione.
Se analizziamo gli ultimi dati riferiti ai mesi di ottobre e novembre 2011, il primato per il fatturato legale del gioco spetta alla Lombardia con 2miliardi e 586 mila di euro, seguita dalla Campania con un miliardo e 795 mila euro. All’ultimo gradino del podio ilLazio con un miliardo e 612 mila euro. Soldi che girano grazie alle 400mila slotmachine presenti in Italia, una cifra enorme, una macchinetta “mangiasoldi” ogni 150 abitanti, un mini casino’ tablet in giro per i nostri quartieri.

E Roma è da primato nazionale: 294 sale e più di 50mila slot machine distribuite tra Roma e provincia. Con il primato di detenere il piu’ grande locale d’Europa quello di piazza Re di Roma, nel quartiere Appio con 900 postazioni di gioco. E se il riciclaggio in Italia tocca il 10% del Pil (il doppio che nei paesi occidentali progrediti) non si può pensare che il gioco ne sia immune. Il 69% degli italiani che giocano on line ha subito una qualche forma di cyber crimine contro una percentuale mondiale che si attesta sul 65%.
Non sono solo numeri: dietro ci sono storie, fatiche, speranze che si trasformano per tanti in una trappola psicologica ed economica. A subire le conseguenze della crescente passione dello Stato per “il gioco” sono i cittadini, con costi umani e sociali che di certo superano i guadagni in termini monetari per le casse pubbliche. 
Secondo una Ricerca nazionale sulle abitudini di gioco degli italiani del novembre 2011 curata dall’Associazione ” Centro Sociale Papa Giovanni XXIII”,e coordinata dal CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo), 
volta ad indagare le abitudini al gioco d’azzardo è stimato che in Italia vi siano 1 milione e 720 mila giocatori a rischio e ben 708.225 giocatori adulti patologici, ai quali occorre sommare l’11% dei giocatori patologici minorenni e quelli a rischio. Il che significa che vi sono circa 800 mila dipendenti da gioco d’azzardo all’interno di un’area di quasi due milioni di giocatori a rischio. I giocatori patologici dichiarano di giocare oltre tre volte alla settimana, per più di tre ore alla settimana e di spendere ogni mese dai 600 euro in su, con i due terzi di costoro che addirittura spendono oltre 1.200 euro al mese.
Il quadro che emerge dal dossier di Libera e prim’ancora dalla ricerche e dalla relazioni sul mercato dei giochi e delle scommesse (da quella della Direzione nazionale antimafia a quella della Commissione parlamentare antimafia) sollecita, insomma, una risposta adeguata da parte di tutti, a cominciare dalle istituzioni e da chi le governa.Alle imprese più importanti e significative e a chi gestisce queste attività in maniera lecita è richiesta, oggi, una chiara e netta assunzione di responsabilità.Si tratta d’intervenire insieme e quanto prima possibile su tutti i versanti di questa vera e propria calamità, economica e sociale: quello normativo, per rendere più efficace il sistema delle autorizzazioni, dei controlli e delle sanzioni; quello educativo e d’informazione, rivolto soprattutto ai più giovani; quello di prevenzione e cura delle patologie di dipendenza dal gioco; quello culturale e formativo, che chiama in causa gli stessi gestori delle attività lecite.

Libera, al riguardo, fa proprie le proposte avanzate al governo e al Parlamento nel dicembre del 2010 dall’Alea (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio) e dal CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’azzardo) e propone di: definire e approvare una legge quadro sul gioco d’azzardo, affinché lo Stato recuperi il governo e la programmazione politica sulle attività di gioco d’azzardo, ridefinendo le procedure autorizzatorie; limitare i messaggi pubblicitari e di marketing sul gioco d’azzardo e garantire forme di reale e corretta informazione per il pubblico; promuovere iniziative di sensibilizzazione ai rischi collegati al gioco d’azzardo attraverso campagne di informazione alla cittadinanza; recepire l’indicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che vede nel gioco d’azzardo compulsivo una forma morbosa chiaramente identificata e che, in assenza di misure idonee d’informazione e prevenzione, può rappresentare, a causa della sua diffusione, un’autentica malattia sociale; consentire ai giocatori d’azzardo patologici e ai loro familiari (oggi abbandonati a se stessi), il diritto alla cura, diritto al mantenimento del posto di lavoro, diritto di usufruire dei benefici di legge, diritto a una parificazione tributaria e fiscale.

Per quanto riguarda, invece, la prevenzione e il contrasto dei fenomeni d’illegalità nel mercato dei giochi, Libera, sollecita l’elaborazione di norme tese a rafforzare e rendere più efficaci, anche attraverso la previsione del delitto di gioco d’azzardo. Inoltre intensificare e potenziare i controlli ed il monitoraggio delle concessione licenze a società estere che organizzano e gestiscono scommesse in Italia ai controlli sulle persone degli amministratori , dei bilanci e delle rendicontazioni contabili, per scoraggiare e prevenire fenomeni di riciclaggio; l’inasprimento delle sanzioni amministrative pecuniarie (fino a 20mila euro e chiusura fino a 30 giorni dell’esercizio) per chi viola il divieto di gioco di minori; l’inasprimento delle sanzioni in funzione antiriciclaggio previste dal decreto 231 per chi gestisce attività di gioco senza autorizzazioni; la previsione di conti correnti dedicati per concorsi pronostici e scommesse; il registro scommesse e requisiti più stringenti per chi gestisce locali e attività di gioco pubblico.

 

TUTTI I NUMERI DI AZZARDOPOLI

76,1 miliardi di euro fatturato mercato legale del gioco nel 2011, primo posto in Europa e terzo posto nel mondo tra i paesi che giocano di più
1260 euro procapite, (neonati compresi) la spesa per i giochi
10 miliardi di euro il fatturato illegale
41 clan si spartiscono la torta del mercato illegale del gioco d’azzardo
800mila persone dipendenti da gioco d’azzardo e quasi due milioni di giocatori a rischio
10 le Procure della Repubblica direzioni distrettuali antimafia che nell’ultimo anno hanno effettuati indagini
22 le città dove nel 2010 sono stati effettuate indagini e operazioni delle Forze di Polizia con arresti e sequestri direttamente riferibili alla criminalità organizzata.
25mila- 50mila al giorno ricavo clan Valle-Lampada per gestione videopoker e macchinette slot-machine
400mila slotmachine in Italia, una macchinetta “mangiasoldi” ogni 150 abitanti
3.746 i videogiochi irregolari sequestrati nel 2010, alla media di 312 al mese
120.000 addetti che lavorano nel settore e muove gli affari di 5.000 aziende
Lombardia regione dove si spende di piu’
Tre volte alla settimana la media di gioco per i giocatori patologici, più di tre ore alla settimana e per una spesa ogni mese dai 600 euro in su,
5 -10% il soprapprezzo che i clan pagano i biglietti vincenti del Gratta e Vinci per riciclare soldi
294 sale e più di 50mila slot machine distribuite tra Roma e provincia.

 

Azzardo e malavita in Piemonte: ripartiamo dai dati

All’indomani di “Minotauro”, la più grande operazione antimafia compiuta sul territorio piemontese (tutt’ora in corso), è possibile tracciare una prima essenziale cronologia dei movimenti delle mafie nel settore dei giochi d’azzardo.

Innanzitutto due premesse sui dati osservati: 1) nel gioco legale, i numeri sono viziati da un certo margine di evasione, 2) nel gioco illegale, essi risultano difficilmente reperibili, poiché solo parzialmente emergono dalle operazioni di sequestro – ragion per cui sovente si preferisce costruire delle stime. Si manifesta così l’assenza di un confine netto tra lecito e illecito, perché le mafie utilizzano sempre più circuiti legali per ottenere e reinvestire profitti illegali. Come scrive Sciarrone (Narcomafie n. 6/2011), il termine “infiltrazione” diventa obsoleto, in favore di una nuova categoria, “commistione”, ovvero mescolamento. Mafie e attori riconosciuti dallo Stato oggi operano in un regime di deliberato scambio, volto al perseguimento di reciproci vantaggi. Così avviene nel gioco d’azzardo, che rappresenta circa il 13,1% del fatturato criminale (fonte: Eurispes 2010).

Cronistoria: mafie e gioco d’azzardo in Piemonte

Fino al 1984 il controllo del gioco d’azzardo, attraverso bische clandestine e totonero, è monopolizzato dalla mafia siciliana, con la cosca dei Miano, operante da Milano. Dal 1984, con l’arresto del boss Epaminonda, tramonta l’era dei siciliani in favore dei calabresi, fino a quel momento dediti ad estorsioni e lavoro nero. 1993: nella zona di Domodossola l’operazione “Betulla” smaschera un giro di bische, traffico di droga e armi, di infiltrazioni nel mondo politico. 1994: primo sequestro di videopoker nella zona di Torino. Nel 1998, l’operazione Cartagine porta alla condanna in primo grado dei boss calabresi Ursini, Belfiore, De Pace e Saffiotti, che gestivano contrabbando, usura, gioco d’azzardo, traffico di stupefacenti, estorsioni ed omicidi. Nel 2009, l’operazione “Gioco Duro” rivela la presenza, sempre a Torino, di un monopolio per la gestione delle bische (Billard Top, Hermitage, Blu notte ed Euro 5) da parte delle famiglie Crea e Belfiore. Nel maggio 2011 i carabinieri scoprono un deposito per slot machines clonate sito in Rivoli, controllato dai Magnis. Di lì a poco, nel giugno 2011, l’operazione “Minotauro” chiude il cerchio delle bische gestite dalla criminalità organizzata fino al 2009 (Il Pivello Sportivo di Leinì, il Circolo Abba di Torino, dove si praticava il poker texano), mettendo a fuoco tre punti importanti:

1) lo scopo principale del controllo del gioco d’azzardo è stato, ed è attualmente, l’ottenimento di cospicue risorse per sostenere i familiari degli affiliati detenuti;

2) nella fase più recente, le mafie hanno abbandonato la gestione delle bische e del totonero, che provocava non pochi conflitti tra cosche in ordine alla ripartizione dei proventi, per rivolgersi al nuovo e fiorente mercato dell’installazione di newslot nei bar e nei circoli;

3) il controllo del mercato delle newslot viene attuato con una nuova forma di accordo: la spartizione del territorio fra cosche, che stipulano un “sodalizio criminale” in cui non sono ammessi concorrenti. Per ottenere le concessioni è dunque necessario chiedere l’autorizzazione della cosca di riferimento sul territorio.

Newslot, redditi e gioco: i dati

Ma quanto raccolgono in Piemonte le newslot?

Classifica provinciale della raccolta newslot 2010 in ordine decrescente per spesa pro capite

Provincia

Raccolta Newslot 2010

Spesa pro capite 2010

Verbania

102.740.812

639

Alessandria

253.623.840

599

Torino

1.266.998.326

578

Asti

121.444.487

572

Novara

197.901.007

564

Vercelli

98.880.764

558

Cuneo

259.214.777

458

Biella

72.418.342

385

Tot.

2.373.222.355

544 (media)

Dati in euro; fonte: Agicos

I dati “ufficiali” riportati in tabella, già di per sé impressionanti, sono probabilmente viziati per difetto, poiché un certo numero di apparecchi potrebbe essere stato manomesso o clonato, sottraendo al controllo dell’AAMS parte del flusso di denaro giocato.

Dall’interrogazione al sottosegretario MEF Bruno Cesario (24/6/2011), apprendiamo infatti che, in seguito alle ispezioni, svolte dalla Guardia di Finanza in tutta Italia, su 87.050 apparecchi con vincita in denaro e su 13.250 apparecchi senza vincita in denaro il 13% è risultato irregolare, ovvero circa 12.717 e sono state inoltre sequestrate più di 5.000 newslot, il 5%. A Torino risulta illegale il 10% delle newslot, mentre nelle province di Messina, Ragusa, Catania e Siracusa la percentuale sale al 40%.

Si tratta di un problema non solo di proliferazioni mafiose sul territorio, ma anche di accrescimento di ludopatie, indebitamenti, drammi familiari. In Piemonte, infatti, si gioca maggiormente al calare del reddito, come mostrano le seguenti tabelle:

Province

Reddito pro capite disponibile 2010

Biella

22.089,85

Cuneo

20.869,58

Vercelli

20.613,71

Alessandria

20.405,97

Torino

19.968,43

Asti

18.999,11

Verbania

18.266,53

Novara

18.125,52

Province

Spesa per giochi pro capite 2010

Verbania

1.159

Alessandria

1.030

Novara

933

Torino

926

Asti

891

Vercelli

870

Cuneo

725

Biella

648

Classifica delle province piemontesi per livello di reddito pro capite disponibile. Dati in euro.

(fonte: Unioncamere Piemonte)

 

Classifica delle province piemontesi per livello di spesa pro capite destinata ai giochi nel 2010. Dati in euro.

(rielaborazione dati Agicos)

 

Le tre province in cui il reddito è maggiore, nell’ordine Biella, Cuneo e Vercelli, sono le stesse in cui, nel medesimo ordine, si gioca meno. Viceversa, le tre province in cui si gioca maggiormente (Verbania, Alessandria, Novara) sono, in due casi su tre (Verbania e Novara), quelle in cui il reddito è relativamente inferiore.

A fine giugno Libera Piemonte ha presentato questi dati all’Osservatorio sull’usura, sollecitando le istituzioni nella discussione della proposta di legge al Parlamento italiano n. 76 del 6 dicembre 2010, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, concernente l’illiceità dell’installazione e dell’utilizzo dei sistemi di gioco d’azzardo elettronico nei locali pubblici (modifica all’articolo 110 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 TULPS).

Una proposta coraggiosa, che tocca consolidati interessi di mercato, e che va contro uno dei capitoli più importanti della politica fiscale degli ultimi anni, l’aumento dell’offerta dei giochi. Politica giustificata dal consistente gettito fiscale che ne deriva – gettito che non cresce all’aumento della raccolta, anzi diminuisce oltre una certa soglia – e dalla necessità di creare un’alternativa al gioco clandestino. Col risultato, però, che l’area dell’illecito non solo non si è ridotta ma anzi è aumentata, e soprattutto la scelta di ampliare il ventaglio dell’offerta e dei punti di raccolta ha modificato la tipologia del giocatore medio, considerato che segmenti di popolazione prima escluse – le più deboli: minori, donne, anziani -, oggi hanno libero accesso al gioco, come puntualizza Maurizio Fiasco dell’Associazione Antiusura.

Lavori in corso in Parlamento

Il 12 luglio il Comitato VI (Riciclaggio e misure patrimoniali di contrasto) della “Commissione di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre criminalità, anche straniere”, ha presentato, per voce del sen. Li Gotti, una relazione concernente gli intrecci tra gioco lecito, illecito e mafie. Partendo dal lavoro svolto nel 2007 dalla c.d. Commissione Grandi, e prendendo in considerazione le istanze di AAMS, Confindustria, Associazione antiusura, Guardia di Finanza, mette in evidenza alcuni elementi interessanti: 1) nelle varie regioni d’Italia, al nord come al sud, le mafie puntano a creare una sorta di monopolio nel settore dei giochi, utilizzando sempre più mezzi legali; 2) il volume del gioco illegale è pari, se non superiore, a quello del gioco legale, e nel 2011 si stima intorno ai 180 mld di euro, forte dell’esponenziale crescita dell’offerta on-line; 3) diventa urgente monitorare efficacemente la rete censendo gli apparecchi, favorendo i controlli incrociati tramite l’utilizzo degli archivi informatici di AAMS, GdF e Polizia di Stato, garantendo l’effettività di prelievi e sanzioni, monitorando la costanza del flusso di dati. In conclusione, recependo due recenti proposte legislative (ddl Li Gotti del 6/12/2010, ddl Lauro del 4/05/2011), il Comitato propone:

1)      la modifica dell’art. 88 TULPS, concernente la disciplina di concessioni e licenze in materia di giochi e scommesse, riconoscendo alle società estere la facoltà di ottenere l’autorizzazione ad operare sul territorio italiano previo rilascio della licenza di Polizia, controlli sulla persona degli amministratori e dei bilanci di esercizio;

1)      l’adozione di misure per la tutela dei minori e il contrasto delle ludopatie, sul divieto di pubblicità ingannevole, sul riciclaggio e sulla trasparenza dei flussi finanziari in materia di scommesse, l’inasprimento delle sanzioni per i contravventori, l’istituzione di un registro delle scommesse.

La speranza è che, oltre a considerare l’effetto fiscale, il Parlamento consideri la questione del gioco d’azzardo a 360°. Restiamo in attesa dei prossimi sviluppi, a livello nazionale e locale.

Il Gioco d'azzardo e l'analisi della DNA

 

L’Osservatorio di Libera Piemonte ha intervistato la Dott.ssa Diana De Martino, Procuratore Nazionale Antimafia, che si è occupata della sezione dedicata al gioco d’azzardo legale ed illegale nella relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia. In particolare le abbiamo chiesto di approfondire alcuni aspetti emersi dalla relazione.
1) Nella relazione della DNA avete dedicato un capitolo all’infiltrazione della criminalità nel gioco legale ed illegale, quanto è diffuso questo fenomeno? C’è omogeneità sul territorio italiano o ci sono zone dove è più accentuato?
L’infiltrazione della criminalità organizzata nel settore del gioco è una delle “materie di interesse” individuate dal Procuratore Nazionale Antimafia, a cui è delegato un magistrato della DNA. Già tale individuazione dimostra come il fenomeno sia diffuso e preoccupante. In effetti la penetrazione della criminalità in tale settore è sempre più evidente e va di pari passo con la diffusione del gioco legale. Se infatti con la finanziaria del 2003 venne introdotta una nuova e più permissiva disciplina, con la finalità di rendere competitivo il settore del gioco lecito e di sottrarre “risorse” al gioco illegale, è evidente che la maggiore diffusione del gioco tra la popolazione ha ulteriormente stimolato l’interesse della criminalità organizzata. Le zone dove maggiormente risulta diffuso il gioco illegale sono la Campania, la Toscana, l’Emilia, la Sicilia, la Puglia. Peraltro deve essere tenuto presente che con la diffusione del gioco clandestino on line non ha ormai grande significato ancorare il fenomeno a realtà territoriali.

 

2) Con che modalità le organizzazioni criminali si infiltrano e in che tipologie di giochi?
La criminalità mafiosa, senza abbandonare le sue tradizionali forme di intervento quali la gestione di bische clandestine, l’organizzazione del toto nero o del lotto clandestino, si è ormai concentrata nei settori più diffusi del gioco, e dunque soprattutto nella gestione e nell’alterazione delle c.d. macchinette, ovvero le diffusissime new-slot e le video-lottery terminal. Come accertato nei procedimenti trattati dalle varie DDA, gruppi criminali di stampo mafioso si sono mossi innanzitutto utilizzando gli strumenti per loro tradizionali, e dunque costringendo gli esercenti – con la forza dell’intimidazione – a noleggiare gli apparecchi dalle ditte vicine al clan. Inoltre hanno anche fatto ricorso, per aumentare gli introiti, alla gestione di apparecchi irregolari, cioè modificati in modo da abbattere – nelle comunicazioni finalizzate al pagamento delle imposte – l’entità delle giocate o addirittura all’installazione di una rete di apparecchi del tutto clandestina, esente dunque da ogni prelievo fiscale.  Sovente gli apparecchi sono anche modificati nelle procedure di gioco, così da rendere quasi impossibile la vincita. Estremamente agevole è poi l’inserimento della criminalità organizzata nell’ambito delle scommesse clandestine per via telematica, attraverso gli internet point. Ed infatti tale forma di scommessa viene esercitata attraverso bookmakers stranieri (privi di ogni autorizzazione da parte di AAMS) con ulteriori difficoltà nello svolgimento dei controlli.

 

3) Qual è il ruolo dei bookmakers stranieri?
L’Amministrazione dei Monopoli rilascia concessione per la raccolta a distanza (on line) delle scommesse a quota fissa su eventi sportivi. Il concessionario autorizzato è responsabile del corretto esercizio del gioco, ed è tenuto a controllare la correttezza dell’attività esercitata nei punti di commercializzazione, provvedendo immediatamente alla risoluzione del contratto in caso di anomalie. Su di lui gravano poi le imposizioni fiscali commisurate al volume della raccolta di scommesse. In realtà sono sempre più diffusi sul territorio punti di scommesse telematiche che figurano come internet point ma che in realtà sono agenzie dedite alla raccolta di scommesse gestite da bookmakers stranieri, privi di ogni autorizzazione da parte di AAMS e di fatto esenti da ogni forma di prelievo fiscale. L’indagine della DDA di Lecce (di cui si è dato conto nella relazione annuale) ha messo in evidenza come molte di tali agenzie siano poi gestite dalla criminalità organizzata.

 

4) Lo scopo principale delle organizzazioni è quello di riciclare il denaro sporco o è principalmente quello di gestire il mercato del gioco?
Fermo restando che il settore del gioco rappresenta uno dei canali di riciclaggio di cui la criminalità continua ad avvalersi, deve essere precisato che i guadagni che il “gioco illecito” assicura sono talmente elevati da garantire introiti ingentissimi e, oltretutto, a basso rischio. Ed infatti a fronte di rilevantissimi introiti economici le sanzioni penali per le varie ipotesi di reato configurabili, e dunque i rischi giudiziari, risultano piuttosto contenute. Il mercato del gioco illegale è dunque divenuto una delle voci più importanti per la criminalità organizzata.

 

5) Tra le diverse organizzazioni criminali, qual è quella maggiormente dedita a questo tipo di affari?

Sicuramente l’organizzazione criminale più attiva nel gioco clandestino è la camorra.

 

Articolo redatto nell’ambito del lavoro dell’Osservatorio regionale di Libera Piemonte, per il progetto realizzato in collaborazione con l’Osservatorio Regionale sul Fenomeno dell’Usura.

Quando il gioco non è uno scherzo

Nell’immaginario collettivo, il gioco d’azzardo è una pratica circoscritta agli ambienti dei casinò e delle bische clandestine. La realtà degli ultimi anni ha visto intervenire, tuttavia, alcuni importanti mutamenti. Il gioco d’azzardo è diventato un passatempo “popolare”, e coinvolge utenti sempre più giovani. Esso si alimenta principalmente di lotterie di stato, giochi online e slot machines, che dal 2008 infestano circoli e bar.

Ma cos’è il gioco d’azzardo? “Azzardo” deriva dalla parola araba az-zahr che significa “dado”. Nella definizione del TULPS (art. 110) e secondo il codice penale (art..718-721 c.p.; art. 1933 c.c.), il gioco d’azzardo comprende quella sfera di giochi in cui ricorre il fine di lucro e in cui la vincita o la perdita dipendono totalmente dal caso (tecnicamente detto “alea”). In realtà la miriade di giochi legali a disposizione comprende sia quelli di azzardo sia i cosiddetti skill games su videoterminale – in particolare il poker-, che dipendono dalle abilità del giocatore.

Oggi si può parlare di gioco d’azzardo come vera e propria industria, legale e illegale, fatta di investitori, pubblicità, apparecchi, operatori e utenti. Il marketing aggredisce la nostra vita quotidiana, abbassando la percezione di “rischio” insito nel settore: dal supermercato alla pubblicità online, ai tg, sempre attenti ad aggiornare i cittadini circa i montepremi delle lotterie e l’erogazione delle (rare) supervincite. Siamo invasi sempre più da macchinette che creano nel comune cittadino l’illusione di poter improvvisamente uscire dalla crisi senza troppa fatica.

Il lavoro che non c’è, il legislatore distratto, la lenta recessione: tutto sembra volgere verso un progressivo peggioramento delle condizioni di vita. Unico appiglio resta il “sogno” di trasformare questa sensazione di decadimento in un futuro –privato,  non collettivo- fatto di rendita. Sogno “proibito” inseguito soprattutto dalle fasce di popolazione più colpite dalla crisi e dalla disoccupazione. Secondo una ricerca di Eurispes (“L’Italia in Gioco”, 2010), chi ha un reddito basso gioca sperando in una vita più agiata (il 28% dei giocatori), mentre chi ha un reddito medio-alto lo fa per divertirsi e/o per provare l’ebbrezza del gioco (il 46% dei giocatori). La maggiore propensione al gioco spetta alle fasce deboli e precarie: nel 36,1% dei casi si tratta di operai/commessi; ma anche casalinghe (27,5%), studenti (26,5%), pensionati (19,5%), e solo in minima parte di dirigenti (19%) e imprenditori (16,4%).

L’Italia, tra i maggiori mercati al mondo per volume di giocate (circa 61 mld nel 2010) e relativi introiti erariali (circa 8 mld) nel settore del gioco d’azzardo, è anche una delle economie più colpite dalla crisi, complice la scarsa dinamicità del mercato e la pervasività di attori mafiosi che sempre più l’insidiano, e complice uno Stato che negli ultimi anni ha incentivato indirettamente la popolazione ad investire i propri risparmi nel gioco, anziché cercare soluzioni per aumentare l’occupazione. Solo nei primi quattro mesi del 2011 gli italiani hanno giocato in media 400 euro pro capite (fonte Agicos). Si crea così un fenomeno paradossale: mentre le aziende falliscono o sopravvivono, l’indotto dei Giochi cresce a dismisura, il Fisco incassa e finanzia, con i giochi, restauri e ricostruzioni (come quella in Abruzzo, dove i proventi non sono mai arrivati a destinazione). Una tassazione di dubbia moralità, contraria al principio della redistribuzione, se si tiene conto del fatto che, in termini relativi, essa grava maggiormente sugli strati sociali deboli (non a caso lo studioso Mauro Croce l’ha definita una “tassa sulla povertà”). In una recente inchiesta de L’Espresso (n.21 del 26/05/2011, p. 58), il prof. Razzante solleva dei dubbi circa la riconducibilità di tali somme alla sola economia legale, attribuendo gran parte dei flussi al riciclaggio di denaro illecito. Se dunque la proliferazione dei giochi legali era volta a contrastare il gioco illegale e ad aumentare le entrate fiscali, di fatto fornisce una vasta gamma di strumenti per il riciclaggio, utilizzati dalla criminalità di stampo mafioso e dai professionisti che ricevono tangenti “non dichiarabili”.

L’Europa sembra consapevole delle derive connesse all’aumento esponenziale del gioco d’azzardo legale. Nel marzo 2011 la Commissione Europea, raccogliendo gli stimoli del Parlamento Europeo (risoluzione del 10/03/2009; studio della Commissione IMCO del novembre 2008) e del Consiglio dell’Unione Europea (conclusioni del 10/12/2010), ha pubblicato could i have herpes un Libro verde sul gioco online e sta conducendo consultazioni allo scopo di introdurre una regolamentazione comunitaria che tuteli maggiormente le parti coinvolte, senza vincolare tuttavia i mercati nazionali che transitano dal monopolio alla liberalizzazione.

Da qualche anno si indica nel gioco d’azzardo la fonte di nuove dipendenze, dalle conseguenze non sono solo in campo sanitario, ma anche economico ed affettivo. Il gioco d’azzardo, inoltre, risulta essere sempre più una delle cause principali del ricorso a debiti da usura. Le mafie, consapevoli del divario tra alto profitto e limitato rischio/sanzione, hanno scoperto così la nuova “frontiera” per i propri affari: non solo per pulire denaro di provenienza illecita, non solo per prestare denaro ad usura, ma anche per praticare estorsioni ed ottenere nuova liquidità, mediante la gestione di macchinette truccate intestate a società prestanome (fonte: Relazione 2010 della DNA). Anche in Piemonte si ha notizia dei primi inequivocabili casi di infiltrazioni mafiose nel settore: è recentissimo il sequestro, da parte della Guardia di Finanza, di apparecchi clonati, assemblati e gestiti da famiglie ‘ndranghetiste radicate nell’hinterland torinese (La Stampa, 19/05/2011).