Archivi tag: gioco azzardo

Il Piemonte si dota di linee guida per il gioco d’azzardo

imgres

 

Nell’articolo di febbraio è stato affrontato l’urgente tema nell’ambito del gioco d’azzardo lecito, riguardante la necessità di trovare formule normative per restituire alle amministrazioni comunali un potere d’intervento sulla materia.

Questo potere attualmente è da ricondurre esclusivamente allo Stato; tuttavia dal 2012 alcune regioni, proprio per avvicinarsi all’esigenza delle comunità locali, hanno promulgato norme regionali al fine di regolamentare la disciplina.

Le regioni alle quali fanno riferimento questo tipo di azioni sono, in ordine di emanazione dal 2012: la Provincia autonoma di Trento con il Verbale di deliberazione 9 maggio 2012 n. 56, Liguria con la legge 30 aprile n.18, a seguire nel 2013 Emilia Romagna (legge 4 luglio n. 5), Lazio (legge 5 agosto n.5), Toscana (legge 18 ottobre n. 57) e infine Lombardia con la legge del 21 ottobre n. 8.

Nel caso della Regione Piemonte è necessario dire, che nonostante non sia ancora disponibile una norma strutturata, sono state fatte rientrare nella Finanziaria 2014 alcune linee guida che potrebbero rappresentare un punto di partenza per un intervento più approfondito.
Entrando nel dettaglio, la legge n.1/2014 ha come finalità, quella di definire alcune prime disposizioni finalizzate alla prevenzione e al contrasto delle forme di dipendenza dal gioco d’azzardo lecito. I punti della norma riassunti sono i seguenti:

1. La giunta regionale provvede entro il 30 giugno 2014, in armonia con il d.l. 13 settembre 2012 n.158, convertito dalla legge 8 novembre 2012 n.158, a definire delle linee d’indirizzo per prevenire e ridurre il rischio dal gioco d’azzardo patologico.
2. Nell’abito delle competenze in materia di salute e di politiche sociali, la Giunta regionale approva e trasmette al Consiglio regionale un piano integrato triennale socio sanitario per il contrasto del gioco d’azzardo patologico.
3. La Giunta regionale per le finalità ai commi 1 e 2 valorizza e promuove le iniziative in collaborazione con gli enti locali, le istituzioni scolastiche, le associazioni e i soggetti del terzo settore.
4. Nell’ambito del piano integrato triennale socio sanitario, la Giunta regionale può prevedere azioni di sostegno alle associazioni che si occupano della sensibilizzazione e presa in carico delle problematiche legate al gioco.
5. Per sostenere le finalità indicate dal piano triennale socio sanitario, a decorrere dal 1° gennaio 2015 sino al 31 dicembre 2017, l’aliquota IRAP è ridotta dello 0,92 per cento per gli esercizi che provvedono volontariamente alla completa rimozione degli apparecchi per il gioco.
6. A decorrere dal 1°gennaio 2015 gli esercizi nei quali risultano installati gli apparecchi per il gioco sono soggetti all’aliquota IRAP aumentata dello 0,92 per cento.
7. Entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, la Giunta regionale ne definisce le modalità applicative.
8. La Giunta regionale annualmente informa il Consiglio e presenta una relazione sugli sviluppi e sui risultati progressivamente ottenuti dall’applicazione della norma.
9. I minori introiti derivanti dall’applicazione dell’agevolazione fiscale, stimati in 2.000.000,00 di euro annui, sono compensati dalle maggiori entrate derivanti dall’applicazione dell’aggravio fiscale (al punto 6).
10. Dopo il 2015 eventuali scostamenti in eccesso tra minori e maggiori entrate sono definitivamente previsti nei bilanci degli esercizi successivi.
A seguito delle novità legislative qui menzionate, va comunque prevista una riflessione al fine di capire quanto e se queste potranno essere incisive rispetto alle necessità emerse a livello locale.

Azzardocard: pronte le card informative sul gioco d’azzardo

azzardo card

 

Domani, sabato 18 gennaio 2014, la riunione del coordinamento regionale di Libera, sarà l’occasione per presentare le cartoline sul gioco d’azzardo create in collaborazione con l’Osservatorio regionale sul fenomeno dell’usura del Consiglio Regionale del Piemonte.
Il progetto nasce dall’esigenza di sensibilizzazione rispetto a un problema che recentemente si è intensificato e che sta assumendo derive sociali pericolose.
Il gioco appare come uno spazio innocuo ma le occasioni lavorative mancanti e la crisi economica l’hanno trasformato nell’ultima occasione di speranza per una vita migliore cancellando il suo aspetto più moderato.
Il lavoro che ha portato all’ideazione delle card è stato prevalentemente di ricerca. Si è cercato, attraverso l’informazione quotidiana e una letteratura specifica di individuare alcuni temi che potessero fissare aspetti del gioco necessari per percepirne le potenzialità negative e la portata del fenomeno nel nostro paese.
Le statistiche sui consumi riguardanti il gioco d’azzardo rivelano un incremento della spesa relativa al gioco, somma che grava sugli esili bilanci famigliari e che viene sottratta all’economia reale, non solo è anche l’indicatore di un malessere sociale di cui il gioco ne è espressione e causa.
Nel corso del tempo il tipo di giocatore si è modificato: prima prevaleva la concezione del gioco come un rituale, con tempi delimitati. Oggi ha mutato la sua indole: il gioco occupa sempre di più i tempi e i luoghi della quotidianità attirando quindi nuovi utenti tra cui giovani, donne e minorenni.
I fattori che hanno concorso ad alimentare questo mercato fiorente sono innumerevoli.
Lo Stato in primis, che dagli anni ’90 ha costantemente rimaneggiato le leggi che in precedenza contrastavano il gioco d’azzardo, fino a considerarlo come un’azienda da far fruttare, dimenticando costi sociali che da esso sono derivati.
La legislazione, poco chiara e talvolta anche contraddittoria, e gli ingenti guadagni che il settore promette, hanno rappresentato un terreno fertile per l’insinuazione di organizzazioni di stampo mafioso nel sistema gioco, sia a livello politico che territoriale.
Le mafie hanno fiutato l’affare, si sono trasformate e si sono adattate alle nuove possibilità di guadagno, con la contraffazione di macchinette, con il riciclaggio e con l’usura.
L’industria del gioco dal canto suo alimenta l’illusione di poter vincere e con semplicità. Non solo, promuove le speranze e lo fa con metodi concreti: elevando la possibilità di vincere cifre basse, programmando le slot machine in modo che il giocatore abbia la percezione di essere ad un passo dalla vincita, infine pubblicizzando i suoi prodotti tramite volti noti e accattivanti.
L’Italia in materia detiene tristi primati, pur avendo solo l’1% della popolazione mondiale, ha il 23% del mercato del gioco on line.
Illusioni e bramosia per il gioco portano a perdere il senso della misura e non di rado sfociano in patologia, coinvolgendo non solo il soggetto ma anche la sua famiglia e di riflesso l’intera comunità.
Sono però i giovani il volto più preoccupante del gioco d’azzardo perché, a causa diffusione del gioco on line, il quale sfugge a ogni controllo e attraverso la diffusione di una cultura in cui pesa sempre meno la capacità di ottenere risultati con l’impegno, sembrano subirne maggiormente il fascino.
Proprio a loro va rivolta attenzione poiché è stato dimostrato che prima ci sia avvicina al gioco e più aumenta la possibilità di sviluppare un rapporto patologico con esso.
Per questo le Azzardocard hanno una grafica semplice e dei contenuti diretti: vogliamo parlare prima di tutto ai ragazzi, anche attraverso il lavoro nelle scuole, perché si eviti il rischio che diventino prematuramente dei giocatori d’azzardo patologici.
L’auspicio è quindi che attraverso l’informazione, il dialogo e l’appoggio delle istituzioni ci si impegni a diffondere una maggiore cultura del gioco, capace di sviluppare criticità e metterne in evidenza i pericoli che comporta. 

Quando il gioco non è uno scherzo

Nell’immaginario collettivo, il gioco d’azzardo è una pratica circoscritta agli ambienti dei casinò e delle bische clandestine. La realtà degli ultimi anni ha visto intervenire, tuttavia, alcuni importanti mutamenti. Il gioco d’azzardo è diventato un passatempo “popolare”, e coinvolge utenti sempre più giovani. Esso si alimenta principalmente di lotterie di stato, giochi online e slot machines, che dal 2008 infestano circoli e bar.

Ma cos’è il gioco d’azzardo? “Azzardo” deriva dalla parola araba az-zahr che significa “dado”. Nella definizione del TULPS (art. 110) e secondo il codice penale (art..718-721 c.p.; art. 1933 c.c.), il gioco d’azzardo comprende quella sfera di giochi in cui ricorre il fine di lucro e in cui la vincita o la perdita dipendono totalmente dal caso (tecnicamente detto “alea”). In realtà la miriade di giochi legali a disposizione comprende sia quelli di azzardo sia i cosiddetti skill games su videoterminale – in particolare il poker-, che dipendono dalle abilità del giocatore.

Oggi si può parlare di gioco d’azzardo come vera e propria industria, legale e illegale, fatta di investitori, pubblicità, apparecchi, operatori e utenti. Il marketing aggredisce la nostra vita quotidiana, abbassando la percezione di “rischio” insito nel settore: dal supermercato alla pubblicità online, ai tg, sempre attenti ad aggiornare i cittadini circa i montepremi delle lotterie e l’erogazione delle (rare) supervincite. Siamo invasi sempre più da macchinette che creano nel comune cittadino l’illusione di poter improvvisamente uscire dalla crisi senza troppa fatica.

Il lavoro che non c’è, il legislatore distratto, la lenta recessione: tutto sembra volgere verso un progressivo peggioramento delle condizioni di vita. Unico appiglio resta il “sogno” di trasformare questa sensazione di decadimento in un futuro –privato,  non collettivo- fatto di rendita. Sogno “proibito” inseguito soprattutto dalle fasce di popolazione più colpite dalla crisi e dalla disoccupazione. Secondo una ricerca di Eurispes (“L’Italia in Gioco”, 2010), chi ha un reddito basso gioca sperando in una vita più agiata (il 28% dei giocatori), mentre chi ha un reddito medio-alto lo fa per divertirsi e/o per provare l’ebbrezza del gioco (il 46% dei giocatori). La maggiore propensione al gioco spetta alle fasce deboli e precarie: nel 36,1% dei casi si tratta di operai/commessi; ma anche casalinghe (27,5%), studenti (26,5%), pensionati (19,5%), e solo in minima parte di dirigenti (19%) e imprenditori (16,4%).

L’Italia, tra i maggiori mercati al mondo per volume di giocate (circa 61 mld nel 2010) e relativi introiti erariali (circa 8 mld) nel settore del gioco d’azzardo, è anche una delle economie più colpite dalla crisi, complice la scarsa dinamicità del mercato e la pervasività di attori mafiosi che sempre più l’insidiano, e complice uno Stato che negli ultimi anni ha incentivato indirettamente la popolazione ad investire i propri risparmi nel gioco, anziché cercare soluzioni per aumentare l’occupazione. Solo nei primi quattro mesi del 2011 gli italiani hanno giocato in media 400 euro pro capite (fonte Agicos). Si crea così un fenomeno paradossale: mentre le aziende falliscono o sopravvivono, l’indotto dei Giochi cresce a dismisura, il Fisco incassa e finanzia, con i giochi, restauri e ricostruzioni (come quella in Abruzzo, dove i proventi non sono mai arrivati a destinazione). Una tassazione di dubbia moralità, contraria al principio della redistribuzione, se si tiene conto del fatto che, in termini relativi, essa grava maggiormente sugli strati sociali deboli (non a caso lo studioso Mauro Croce l’ha definita una “tassa sulla povertà”). In una recente inchiesta de L’Espresso (n.21 del 26/05/2011, p. 58), il prof. Razzante solleva dei dubbi circa la riconducibilità di tali somme alla sola economia legale, attribuendo gran parte dei flussi al riciclaggio di denaro illecito. Se dunque la proliferazione dei giochi legali era volta a contrastare il gioco illegale e ad aumentare le entrate fiscali, di fatto fornisce una vasta gamma di strumenti per il riciclaggio, utilizzati dalla criminalità di stampo mafioso e dai professionisti che ricevono tangenti “non dichiarabili”.

L’Europa sembra consapevole delle derive connesse all’aumento esponenziale del gioco d’azzardo legale. Nel marzo 2011 la Commissione Europea, raccogliendo gli stimoli del Parlamento Europeo (risoluzione del 10/03/2009; studio della Commissione IMCO del novembre 2008) e del Consiglio dell’Unione Europea (conclusioni del 10/12/2010), ha pubblicato could i have herpes un Libro verde sul gioco online e sta conducendo consultazioni allo scopo di introdurre una regolamentazione comunitaria che tuteli maggiormente le parti coinvolte, senza vincolare tuttavia i mercati nazionali che transitano dal monopolio alla liberalizzazione.

Da qualche anno si indica nel gioco d’azzardo la fonte di nuove dipendenze, dalle conseguenze non sono solo in campo sanitario, ma anche economico ed affettivo. Il gioco d’azzardo, inoltre, risulta essere sempre più una delle cause principali del ricorso a debiti da usura. Le mafie, consapevoli del divario tra alto profitto e limitato rischio/sanzione, hanno scoperto così la nuova “frontiera” per i propri affari: non solo per pulire denaro di provenienza illecita, non solo per prestare denaro ad usura, ma anche per praticare estorsioni ed ottenere nuova liquidità, mediante la gestione di macchinette truccate intestate a società prestanome (fonte: Relazione 2010 della DNA). Anche in Piemonte si ha notizia dei primi inequivocabili casi di infiltrazioni mafiose nel settore: è recentissimo il sequestro, da parte della Guardia di Finanza, di apparecchi clonati, assemblati e gestiti da famiglie ‘ndranghetiste radicate nell’hinterland torinese (La Stampa, 19/05/2011).