Il 28 giugno 2011 sul sito della Mondadori veniva pubblicato un comunicato stampa che dava notizia della nascita di una nuova società per giochi online e nel quale si leggevano le seguenti parole: “La nostra mission è fornire un’offerta di gioco e di intrattenimento evoluta e particolarmente curata sulla user experience e rivolta ai diversi target e community che fanno riferimento al portafoglio editoriale di Mondadori. Si tratta dei giochi a distanza il cui esercizio è regolamentato dalle normative dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS) che disciplina il settore. Metteremo quindi a disposizione dei nostri clienti – in piena sicurezza e affidabilità – diversi giochi tra i quali il bingo, il poker – nella forma a torneo e cash – e i casino games”.
Si tratta delle parole di Massimo Biagi, direttore generale della “Glaming Srl” la nuova società del Gruppo Mondadori per l’esercizio a distanza dei giochi pubblici.
Questo comunicato stampa, passato un po’ inosservato negli scorsi mesi, ha acquisito notevole attenzione dopo la puntata di Report di domenica 30 ottobre.
La Mondadori si è introdotta nel magnifico e molto redditizio mondo dei giochi via internet, tra i quali spicca il poker online, fresco fresco di legalizzazione. Nella manovra finanziaria di questa estate il Governo ha inserito un bando per il rilascio di circa mille licenze per l’apertura di circoli di poker sportivo.
Il mercato del poker cash è molto appetitoso poiché caratterizzato da una forte liquidità e da una serie di regole “speciali”, la più vistosa è quella che prevede un’imposta unica del 3 per cento per i giochi online di carte. Sarà un caso che i giochi di maggior successo sono i meno tassati, nonostante la crisi e l’enorme debito pubblico italiano?
Focalizziamoci sull’aspetto della liquidità dei giochi online, che sembra essere il motivo della creazione di questa nuova società. Infatti attraverso il meccanismo contabile del cash pooling si possono compensare i crediti e i debiti bancari tra società diverse, che però appartengono allo stesso gruppo. Se i conti della Mondadori stessero nelle condizioni sottolineate da Sigfrido Ranucci, ovvero in un momento di crisi di liquidità, questo meccanismo gli permetterebbe di autofinanziarsi poiché le entrate della Glaming Srl possono essere utilizzate per dotare della necessaria liquidità la Mondadori1.
Ma nel “caso Glaming”, sollevato da Report, ci sono diverse “anomalie”, proviamo a ripercorrerle. Come raccontato durante la puntata questa società è controllata al 70% dalla Mondadori e al 30 % dalla Fun Gaming, il cui capitale a sua volta è ripartito tra la Buel srl (51%) e la Entertainment and gaming invest, le cui quote sono custodite da una fiduciaria di cui non si sa il proprietario, elemento che la pone in evidente contrasto con la disciplina antimafia dove, oltre ad essere previsto il potere di verifica della Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, è previsto l’obbligo di comunicazione dell’identità dei fiducianti per imprese aggiudicatarie di appalti pubblici . L’altra, la Buel srl, è di proprietà di Marco Bassetti, marito del sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi.
Ulteriore particolarità è che il presidente della Glaming è Aldo Ricci, egli è stato per due volte amministratore delegato della Sogei, la società pubblica che gestisce l’anagrafe tributaria. Di per sé non c’è nulla di male, se non per un “piccolissimo” dettaglio: Ricci è il presidente di una società privata titolare di una concessione per giochi online che è rilasciata dalla stessa amministrazione finanziaria che lo stesso Ricci continua a rappresentare in un’altra società2.
Altro elemento strano, che avrebbe dovuto portare i Monopoli di Stato quantomeno a porsi qualche dubbio sulla possibilità di concedere la concessione, è quello che riguarda la presenza nelle Regole amministrative per l’assegnazione della concessione e la stipula della convenzione per il gioco d’azzardo online di un articolo che prevede tra i requisiti per la partecipazione che la società: “non gestisce in maniera diretta od indiretta organizzazioni od attività sportive o comunque altre attività i cui esiti siano oggetto di giochi pubblici, fatto salvo quanto stabilito all’articolo 2, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 8 aprile 1998, n. 169, per gli ippodromi, né possiede partecipazioni in società o associazioni sportive esercenti attività i cui esiti siano oggetto di scommesse a quota fissa su eventi sportivi ”3. Il Milan fa parte, come Mondadori, del Gruppo Fininvest.
Il conflitto d’interessi c’è ed è innegabile, com’è altrettanto innegabile che finché non ci sarà una legge in grado si sanzionarlo possiamo solo sperare che continuino ad esserci persone, come nel caso dei giornalisti di Report, che ci aiutano a tenere sempre gli occhi aperti.
1 Si rinvia all’intervista fatta da Sigfrido Ranucci a Gian Gaetano Bellavia (Consulente Commercialista)durante la puntata di Report andata in onda il 30 ottobre 2011.
2 Sergio Rizzo, “Un’azienda del premier nel poker online Mondadori, conflitto di interessi”, Corriere della Sera, 30 ottobre 2011.
3 Articolo 4, lettera k) della Procedura per l’affidamento in concessione dell’esercizio dei giochi pubblici di cui all’articolo 24, comma 11, lettere dalla A alla F, della Legge 7 luglio 2009, n. 88.