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Giochi…da ragazzi

 

Paolo Canova e Diego Rizzuto sono due ragazzi torinesi appassionati di matematica. Dopo la laurea in Matematica e Fisica, hanno deciso di studiare il gioco d’azzardo dal punto di vista scientifico. Dopo l’esperimento di “Fate il nostro gioco”, nato in seno alle Officine Scienza, hanno iniziato a portare i loro laboratori in giro per le scuole, in modo da contribuire a far nascere nei giovani una consapevolezza razionale nell’approccio al gioco d’azzardo. Li abbiamo intervistati per saperne di più sulla loro attività, e per riprendere i contatti in vista di future collaborazioni.

Paolo e Diego, com’è nata la vocazione di matematici del gioco d’azzardo?

Prima di tutto ci teniamo a precisare una cosa: con la nostra attività non abbiamo nessuna intenzione di demonizzare il gioco d’azzardo. Siamo per il gioco responsabile, da perseguire attraverso un’informazione trasparente, indipendente ed asettica. Spesso quest’attività provoca naturalmente l’effetto di portare a ridurre la propensione al gioco in chi scopre l’aleatorietà dei meccanismi sottostanti, ma non è questa la nostra missione. Siamo un matematico ed un fisico che fanno innanzitutto divulgazione scientifica con strumenti generalmente considerati poco divertenti come la matematica, per cercare di rendere il giocatore più consapevole a livello di percezione probabilistica nel gioco. Spesso ci dicono che il nostro stile è simile a quello delle Iene: vogliamo smascherare le ipocrisie insite nel settore, senza fare una critica assoluta, ma mostrando le cose in modo divertente, prendendoci un po’ in giro…

Dove vi siete conosciuti?

Al Festival della Scienza di Genova qualche anno fa, quando abbiamo deciso, con un po’ di coraggio, di impegnarci in questo settore, focalizzando progressivamente l’attenzione sull’aspetto sociale. Da un atteggiamento meramente critico siamo passati alla proposta, mettendo su, nel 2009, una mostra a nostro parere interessante ed esteticamente attraente, ma allo stesso tempo anche costosa e scomoda, in cui volevamo far provare a giocare la gente per poi lasciar valutare in autonomia la reale convenienza del gioco d’azzardo. Chiedendo aiuto ai Casinò e ai produttori, abbiamo rimediato alcuni tavoli da gioco professionali: roulette, blackjack, poker.

Dunque siete degli esperti giocatori?

Abbiamo studiato tutti i giochi e tutti i regolamenti, per capire i meccanismi che sottostanno a ciascuno di essi. I giochi, in fondo, sono inventati da matematici, e dunque sono i matematici a poterne smantellare i meccanismi. Volevamo capire quali sono le dinamiche che portano progressivamente il giocatore alla dipendenza. Pensiamo che nel giocatore medio italiano manchi in generale una consapevolezza matematica, elemento che comunque produce una minima razionalizzazione.

In questo senso pensate che la comunicazione, istituzionale e non, sia d’aiuto?

Assolutamente no. Nel 2011 è stata modificata, per fare un esempio, la modalità di comunicazione delle vincite. Se fino a poco tempo fa l’AAMS parlava di “spesa” in termini assoluti, dalla fine di questo anno con questo dato si dovrà intendere la differenza tra denaro speso e payout (la vincita), quindi a fronte di una spesa effettiva di circa 73 miliardi, si parlerà di soli 14 miliardi. L’errore di fondo è pensare che i soldi spesi ritornino alle stesse persone che li hanno persi. Non è così. Purtroppo in Italia nessuno affronta seriamente questo problema di comunicazione, perché dilagano i conflitti d’interesse. Altro esempio. L’altro giorno [inizio dicembre, ndr] eravamo in Consiglio Comunale, perché era in fase d’approvazione una mozione, promossa dai consiglieri Bertola e Appendino del Movimento 5 stelle, con cui il Comune si impegna a prestare attenzione ai problemi connessi al gioco d’azzardo, e a promuovere attività di sensibilizzazione, soprattutto nelle scuole. In quella sede un Consigliere ha dichiarato che è inutile fare prevenzione, in quanto i malati di gioco ci saranno sempre. Noi contestiamo questo approccio, perché pensiamo che la gente non abbia piena coscienza del fatto che il gioco d’azzardo faccia male, anzi, si pensa ancora che faccia bene. L’impressione, in generale, è che ci sia ancora tanto lavoro da fare, perché mediamente i politici non hanno tutti gli elementi per indirizzare la pur presente buona volontà. Anche la proposta di ridurre gli orari di apertura delle sale da gioco – provvedimento contestato da molti esercenti – comunque non risolverebbe il problema. La comunicazione non aiuta anche perché utilizza testimonial amati ed importanti come Buffon, Totti, Claudio Bisio, per dare un messaggio del tutto fuorviante, o quantomeno non trasparente, che provoca assuefazione nell’utente medio. Emblematico è il caso della Pizza Superenalotto (ci toccano pure la pizza, no!!!) con cui ti regalano un tagliando del Superenalotto.

Come commentate le cifre stratosferiche di raccolta giochi 2011 e in generale, all’origine, la politica di incremento di offerta giochi?

Se lo Stato incentiva il gioco d’azzardo -e lo sta facendo- , gli italiani ovviamente giocano di più. Lo fa per guadagnarci, con la tassazione. In questo senso aspettiamo di vedere come si muoverà Monti. A questa incentivazione si accompagna la riduzione della percentuale intascata dallo Stato perché aumentano il payout medio e non si riduce in ugual misura la concessione dei margini di profitto alle società concessionarie. La manovra di agosto del governo Berlusconi aveva imposto un guadagno di un miliardo e mezzo in più, mediante l’introduzione di nuovi giochi e nuove modalità di gioco. Siamo, per così dire, in una specie di “bolla”: lo Stato si vede costretto a ridurre progressivamente il margine di profitto derivante dai giochi perché con queste cifre non si può continuare a giocare all’infinito.

Come pensate di studiare meglio questo fenomeno?

Pensiamo sia fondamentale creare una rete di persone e associazioni affidabili capaci di affrontare questo tema in modo serio, anche per trovare e scambiare più facilmente i dati disponibili, e in questo senso ci fa piacere riprendere i contatti con Libera, che abbiamo seguito da vicino fin dalla sua nascita. Per adesso, stiamo collaborando con realtà molto differenti tra loro: con la Provincia di Torino per portare questi temi nelle scuole, con l’Università di Torino per approfondire l’aspetto di legislazione europea, con associazioni del settore per approfondire i temi del gioco patologico, e con alcune ASL piemontesi, lombarde, valdostane e venete per quanto riguarda la formazione del personale dell’ASL e la prevenzione.

Diteci qualcosa a proposito dell’attività che svolgete nelle scuole. Che effetto ha sui ragazzi il vostro approccio matematico al gioco d’azzardo? Quali sono i prossimi appuntamenti a Torino?

Numerose (non meno di 60-70) sono le scuole in cui dal 2009 ad oggi abbiamo parlato di matematica e gioco d’azzardo. Ai ragazzi il gioco piace molto, e lo conoscono meglio della nostra generazione, e quindi l’interesse dei ragazzi e delle scuole è sempre forte. A Lodi un mese fa circa abbiamo tenuto un intervento di fronte in un auditorium di fronte a 800 ragazzi: oltre ad essere stata una bella soddisfazione per noi, è stato un segnale forte; i ragazzi sono stati due ore in silenzio a sentire parlare di matematica! In genere c’è grande attenzione ed interesse, che notiamo dai feedback ricevuti o dalle segnalazioni di tanti ragazzi che portano l’argomento del gioco d’azzardo come tesina per la maturità. Tuttavia, è difficile quantificare dei risultati. Ci stiamo attrezzando per somministrare dei questionari e capire quanto viene apprezzata la nostra attività, qual è la reale efficacia e come possiamo migliorarla.

Tra i prossimi appuntamenti previsti su Torino e provincia, saremo in oltre 40 scuole da gennaio ad aprile/maggio, grazie al finanziamento della Provincia di Torino, che si è accolata i costi: richieste di interventi arrivano da tutta Italia (dalla Sicilia al Veneto), noi siamo ben felici di andare ovunque richiedano il nostro intervento!

(www.fateilnostrogioco.it; Facebook: gruppo “Fate il Nostro gioco”)