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GAP in Piemonte: intervista ad Angelino

 

a cura dell’Osservatorio di Libera Piemonte

Abbiamo intervistato il Dott. Remo Angelino, coordinatore del gruppo di lavoro regionale sul GAP (Gioco d’azzardo patologico). Questo gruppo di lavoro, composto da psicologi, medici ed educatori, è stato istituito nel 2008 dalla Regione Piemonte e dall’Assessorato regionale alla Sanità.

Con il Dott. Angelino abbiamo cercato di capire come i funzionano i SERT, come affrontano le problematiche legate al gioco d’azzardo e quali sono le difficoltà che incontrano nel quotidiano.

1. Quando nascono i SERT e in particolare il servizio per giocatori patologici, a livello naziona-le/locale?

I SERT come strutture sanitarie organizzate per il trattamento dei disturbi da dipendenza sono nati 30 anni fa, sull’onda dell’emergenza legata alla diffusione dell’eroina nel nostro paese. Nel corso di questi anni il loro interesse clinico si è allargato alla dipendenza da alcol, alle malattie infettive correlate alla tossicodipendenza, al tabagismo e negli ultimi anni alle dipendenze comportamentali, in primis, per la sua rilevanza, al gioco d’azzardo patologico.
I primi accessi di giocatori patologici nei SERT risalgono a poco più di una decina di anni fa, presso al-cuni centri come Verbania che hanno sviluppato iniziative pionieristiche, mentre i servizi GAP dei SERT Piemontesi sono stati aperti nella maggior parte fra il 2004 e il 2006.
Un grande impulso alla costituzione della rete dei servizi GAP è venuto dalla costituzione di un Coordinamento Regionale degli operatori dei servizi per il gioco patologico, organizzato dall’allora ASL 5 di Rivoli.

2. Negli ultimi due anni vi è stato un aumento dei giocatori patologici che si rivolgono ai SERT in Piemonte?

Il numero di giocatori patologici in trattamento presso i SERT è in costante aumento, dall’anno della prima rilevazione dei soggetti afferenti: dal 2005 al 2010 il numero di soggetti è passato da 166 a 821. I dati del 2010 e dell’inizio del 2011 dimostrano che il trend di crescita è confermato.

3. Se vi è stato un aumento, secondo lei a cosa è dovuto?

Ci sono due aspetti che giustificano questo aumento di prese in carico: da una parte i nuovi accessi, in continua crescita, che sono legati alla maggior diffusione del problema fra la popolazione. E’ evidente che vi è una correlazione diretta fra l’aumento delle patologie da gioco e la sempre maggior diffusione di occasioni di gioco, sia in senso temporale (aumento delle estrazioni, ecc) che di locali dedicati. Ormai l’invito a giocare permea totalmente la nostra vita al punto che non ci stupiamo più neanche se la cassiera del supermercato ci invita costantemente a comprare un biglietto del gratta e vinci e le slot-machine ormai sono ovunque: bar, tabaccherie, centri commerciali.
Il difficile momento di crisi economica è senz’altro un fattore favorente, a dimostrazione del fatto che molti soggetti in cura negli ultimi tempi sono disoccupati o comunque in difficili situazioni economiche.
L’altro aspetto che contribuisce alla crescita costante dei soggetti in trattamento presso i SERT è legato alla percentuale di soggetti che rimangono in cura per un periodo di più anni, a dimostrazione che per molti soggetti il disturbo si struttura, come per le altre dipendenze, con caratteristiche di durata e tendenza alla ricaduta che configurano una malattia cronica.

4. Alla luce dei risultati della nostra ricerca sui costi sanitari, ritiene che sia rappresentativa della situazione attuale?

Penso che al momento sia molto difficile stimare i costi sanitari del problema del gioco patologico. La vostra ricerca può essere una buona base di partenza, anche se ipotizza dei costi legati esclusivamente ai dipartimenti di Patologia delle Dipendenze, che come è noto trattano solo la punta dell’iceberg del problema, mentre molti altre strutture sanitarie ne sono più o meno coinvolte, ad esempio la medicina di famiglia.

5. Secondo lei, quali altri costi devono essere ricompresi?

Sarebbe da valutare l’impatto della spesa sanitaria riferita alla medicina di base e alle terapie delle patologie correlate, quali ad esempio i disturbi dell’umore.

6. Come si svolge l’attività di un operatore del SERT che prende in carico un giocatore patologico? Vi sono solitamente legami con altre dipendenze?

I SERT della Regione Piemonte utilizzano per il trattamento dei giocatori il modello di intervento di tipo multidisciplinare che hanno sviluppato nel trattamento delle patologie da dipendenza ed hanno costituito presso i vari centri delle “minièquipe” composte solitamente da psicologi, medici ed operatori di area sociale ed educativa. Questo permette nella fase di accoglienza la valutazione dei vari aspetti, sanitari, psicologici e socioeconomici necessari a inquadrare il problema.
Il trattamento prevede in genere percorsi di sostegno psicologico o psicoterapia (individuale o di gruppo), trattamento delle problematiche organiche e/o psichiatriche come i disturbi dell’umore, supporto nella gestione delle problematiche finanziarie e sostegno alle famiglie.
Una certa percentuale di soggetti già seguiti per altre dipendenze (eroina, cocaina) presenta anche un profilo di rischio per il gioco d’azzardo (in genere circa un 10%).
Invece nei giocatori in carico le altre dipendenze più comuni sono l’abuso di alcol e meno frequentemente di cocaina.

7. In che percentuale i giocatori che si rivolgono a voi sono anche vittime di usura?

Nel complesso i casi di soggetti vittime di usura sono poco numerosi (ne vengono segnalati 1-2 per ambulatorio) ma il problema più importante e comune è l’indebitamento con le finanziarie, che spesso configura situazioni non molto diverse da quelle dell’usura. Molti giocatori hanno numerosi prestiti legali con banche e finanziarie, che arrivano a coprire l’intero stipendio.

8. Come vengono gestite le persone che si trovano in situazioni forte sovra indebitamento?

Per quanto possibile si mette in atto una razionalizzazione dei debiti, affidandosi eventualmente ad un consulente finanziario.

9. A chi vengono indirizzate le vittime di usura? Con quali modalità?

Le vittime di usura vengono inviate ad una consulenza legale o a centri specifici. In qualche caso si procede alla richiesta di un amministratore di sostegno, istituto che permette di ridurre il rischio di reiterare altri debiti e tutela maggiormente i soggetto.

10. Gli operatori dei SERT ricevono una formazione specifica sulle problematiche legate all’usura?

Negli ultimi anni non vi sono state iniziative formative specifiche sul tema dell’usura. Penso che una iniziativa formativa specifica possa essere utile, allargando però il tema anche alle altre forme di indebitamento, che spesso ne sono l’anticamera.

11. Secondo lei, la Regione Piemonte come dovrebbe affrontare questo problema?

Creando una maggior sinergia fra l’osservatorio sull’usura del Consiglio Regionale e i servizi che a vario titolo possono entrare in contatto con i soggetti vittime dell’usura: SERT, servizi sociali, ecc.
Sarebbe inoltre molto utile avere la possibilità di una rete di professionisti (consulenti finanziari, avvocati, ecc) che possano fornire un supporto agli operatori ed ai soggetti in cura.